
Era una delle icone più amate della televisione americana. Il suo volto, impresso nella memoria collettiva di milioni di spettatori, apparteneva a Chandler Bing, l’indimenticabile personaggio della serie cult Friends. Ma dietro l’ironia pungente e il sorriso disarmante di Matthew Perry, c’era una storia lunga e sofferta di dipendenza e fragilità. Una storia che, nel 2023, si è conclusa tragicamente.
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Ora, a distanza di quasi un anno dalla morte dell’attore, si fa sempre più chiara la rete di responsabilità che ha circondato la sua fine. E al centro di questa rete si trova un nome che pesa come un macigno: il dottor Salvador Plasencia. Medico californiano, 65 anni, si è dichiarato colpevole di aver fornito illegalmente ketamina al celebre attore.

La confessione davanti al tribunale di Los Angeles
Plasencia ha ammesso la propria colpevolezza davanti al tribunale federale di Los Angeles, dove è stato chiamato a rispondere di quattro capi d’accusa legati alla somministrazione illegale di ketamina. Un anestetico dissociativo che, negli ultimi anni, ha trovato impiego anche in campo psichiatrico per il trattamento della depressione resistente, ma che può diventare altamente pericoloso se assunto fuori da un contesto clinico.
Secondo l’accusa, Plasencia avrebbe approfittato della vulnerabilità di Perry, sfruttando la sua lunga lotta contro la dipendenza, ben nota tanto a Hollywood quanto al pubblico. Il medico è una delle cinque persone finite sotto inchiesta per la morte dell’attore, avvenuta nell’ottobre 2023, all’età di 54 anni.
Un sistema criminale basato sulla dipendenza
I dettagli dell’inchiesta federale delineano una rete di complicità e traffico illegale ben strutturata. Plasencia avrebbe acquistato la ketamina a 12 dollari a flacone, per poi rivenderla a Perry a quasi 2.000 dollari ciascuno. Una pratica che, secondo i magistrati, non solo ha violato la legge, ma ha anche messo gravemente a rischio la vita dell’attore.
La sostanza sarebbe stata consegnata di persona dal medico o recapitata tramite l’assistente personale dell’attore. In appena due settimane, sarebbero stati distribuiti una ventina di flaconi, dosi enormi che avrebbero dovuto insospettire chiunque fosse davvero interessato alla salute del paziente.
I messaggi di disprezzo e il cinismo dei fornitori
Uno dei particolari più inquietanti emersi dall’inchiesta riguarda un messaggio privato inviato da Plasencia pochi giorni prima della morte dell’attore. “Mi chiedo quanto mi pagherà questo idiota”, avrebbe scritto, riferendosi proprio a Perry. Una frase che la pubblica accusa ha definito “la prova del cinismo predatorio con cui questi professionisti hanno approfittato della fragilità di una celebrità”.
Un comportamento definito “spietato”, che mostra chiaramente l’intento di lucro a scapito della salute di una persona già compromessa.
Un’indagine ampia e ancora in corso
Oltre a Plasencia, figura nell’inchiesta un altro medico, il dottor Mark Chavez, che ha ammesso di aver aiutato il collega a procurarsi le sostanze illegali. La rete di distribuzione della ketamina, secondo la ricostruzione della Procura, ruotava attorno a un piccolo gruppo di soggetti che fornivano sostanze psicotrope a celebrità del mondo dello spettacolo.
Tra questi, spicca Jasveen Sangha, 41 anni, conosciuta negli ambienti hollywoodiani come la “regina della ketamina”. Accusata di aver fornito la dose fatale a Perry, si è dichiarata innocente, ma se condannata rischia l’ergastolo. La donna, con doppia cittadinanza britannica e statunitense, avrebbe avuto un ruolo chiave nel rifornire personaggi famosi con droghe ad alto rischio.
Anche l’assistente personale di Perry e un intermediario coinvolto nei traffici illeciti hanno scelto di collaborare con la giustizia, dichiarandosi colpevoli in cambio di sconti di pena.

Attesa per la sentenza: Plasencia rischia 40 anni
La sentenza per il dottor Plasencia è attesa nei prossimi mesi. I quattro capi d’accusa a cui ha ammesso responsabilità comportano una pena massima di 40 anni di reclusione. I suoi avvocati hanno ottenuto il ritiro di ulteriori imputazioni grazie alla collaborazione prestata con la Procura, ma il quadro resta gravissimo.
L’indagine sulla morte di Matthew Perry si conferma così un caso esemplare di come il mercato illegale delle sostanze mediche possa intrecciarsi con le vite di persone vulnerabili, anche se famose e apparentemente intoccabili.
Una tragedia che ha scosso Hollywood e il pubblico
La scomparsa di Perry ha lasciato un vuoto profondo nel mondo dello spettacolo e tra i suoi milioni di fan. La sua battaglia contro la dipendenza era stata raccontata dallo stesso attore in interviste e autobiografie, con un coraggio raro. Ma dietro quella sincerità c’era un dolore mai completamente domato.
Ora, mentre la giustizia fa il suo corso, resta una domanda aperta: quanto ha davvero pesato l’avidità altrui nella caduta di un uomo che cercava disperatamente una via di riscatto?
Nel nome di Matthew, la speranza è che questa inchiesta porti non solo condanne, ma anche maggiore consapevolezza sui rischi dell’abuso di farmaci e sulla necessità di proteggere i più fragili — anche quando indossano il sorriso di un’icona.