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“C’è un arresto”. Ilaria muore cadendo dal balcone, svolta nelle indagini: la scoperta shock

Pubblicato: 24/07/2025 11:56
morta balcone Bologna arrestato

Era una mattina d’inizio aprile quando una notizia sconvolgente colpì la città di Bologna: Tania Bellinetti, 40 anni, era precipitata dal balcone di casa. Una morte improvvisa e drammatica, su cui fin da subito si erano addensati i dubbi della famiglia e degli amici. Nessuno, tra coloro che conoscevano la donna, aveva mai davvero creduto all’ipotesi del suicidio.
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A oltre tre mesi dalla tragedia, una svolta significativa nelle indagini: il suo ex compagno, il 38enne Selmi Faiez, è stato arrestato in Francia dopo una lunga latitanza. A eseguire l’arresto, nella città di Rennes, è stato il Fast team Sirene Interpol, grazie alle informazioni raccolte e condivise dalla Squadra Mobile di Bologna.

Un passato di violenze e condanne definitive

Selmi Faiez non era un volto sconosciuto alle forze dell’ordine. L’uomo, di origine tunisina, era già ricercato dal dicembre 2024 in seguito a una condanna definitiva per maltrattamenti in famiglia nei confronti della stessa Bellinetti. Le violenze, secondo gli inquirenti, erano andate avanti per anni e avevano già segnato profondamente la vita della donna.

Per questo motivo, al momento della morte di Tania, la Procura aveva subito aperto un fascicolo con l’ipotesi di istigazione al suicidio, iscrivendo Faiez nel registro degli indagati. Un’inchiesta che non si è mai fermata, portando infine al mandato d’arresto europeo emesso dal gip del Tribunale di Bologna e ora eseguito oltre confine.

La fuga dopo la caduta: ricostruita la rete di appoggi

Secondo gli elementi raccolti dagli inquirenti, la fuga di Faiez sarebbe iniziata subito dopo la morte della ex compagna, l’8 aprile. Quella mattina, dopo la caduta dal balcone di Tania, il 38enne si trovava nel quartiere Barca, dove viveva anche la vittima. In quelle ore cruciali si sarebbe fatto accompagnare da una donna, che ora risulta indagata, fino alla frontiera di Ventimiglia, attraversata il giorno seguente per entrare in Francia.

Le indagini hanno permesso di identificare anche alcuni connazionali del tunisino, domiciliati in territorio francese, che avrebbero fornito rifugio durante la latitanza. È stato proprio grazie a questa rete di appoggi che Selmi Faiez è riuscito a sottrarsi per mesi all’arresto, fino a quando la collaborazione tra polizie europee non ha portato alla sua localizzazione e cattura a Rennes.

L’estradizione e le possibili nuove accuse

Ora, per Faiez, si apre una nuova fase: quella delle procedure di estradizione. Le autorità italiane attendono il via libera della magistratura francese per riportarlo in Italia, dove sarà sottoposto a interrogatorio.

Al momento, l’uomo è indagato per istigazione al suicidio e maltrattamenti, ma la Procura di Bologna non esclude un possibile aggravamento del quadro accusatorio. Con l’avanzare delle indagini, infatti, non è escluso che il reato contestato possa diventare omicidio. Un’accusa che troverebbe fondamento sia nel passato giudiziario di Faiez, già condannato per maltrattamenti, sia nelle numerose testimonianze raccolte tra amici e familiari della vittima.

“Non crediamo al suicidio”: il grido della famiglia

La comunità e i parenti di Tania non hanno mai accettato la versione del suicidio. «Vorrei solo la verità, e basta», aveva dichiarato il fratello della donna ai giornalisti, pochi giorni dopo la tragedia. Una richiesta semplice ma potente, che si è fatta strada in questi mesi come un filo rosso tra la sofferenza e la determinazione a ottenere giustizia.

Tania Bellinetti era una donna conosciuta e benvoluta nel quartiere. Chi la frequentava racconta di una persona forte, che aveva provato più volte a ricostruirsi una vita lontano da chi l’aveva fatta soffrire. Ma le ombre del passato erano tornate a tormentarla, fino a quel tragico epilogo.

Un caso simbolo della violenza sulle donne

Il caso di Tania si inserisce purtroppo in un quadro sempre più allarmante di violenza contro le donne, spesso perpetrata da uomini con cui le vittime avevano avuto legami affettivi. La giustizia italiana ha recentemente intensificato gli strumenti di prevenzione e repressione, ma episodi come questo dimostrano quanto ancora sia lungo il cammino.

L’arresto di Selmi Faiez rappresenta un primo passo importante verso l’accertamento della verità. Ma, al tempo stesso, riapre le ferite di una comunità che si interroga su cosa si sarebbe potuto fare per evitare questa ennesima tragedia.

In attesa degli sviluppi giudiziari, resta il ricordo di Tania, e con esso la richiesta – chiara, legittima, disperata – di sapere cosa è davvero successo quella mattina dell’8 aprile. Perché dietro ogni caduta c’è una storia. E, a volte, una verità ancora da scrivere.

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