
La guerra a Gaza entra in una nuova fase di irrigidimento. Nessun accenno a tregue o cessate il fuoco, solo parole durissime da entrambe le parti e un clima internazionale che si fa più teso dopo l’intervento del presidente americano Donald Trump e le accuse di Benjamin Netanyahu.
Dopo settimane di silenzio operativo sulla questione, Trump è tornato a parlare pubblicamente del conflitto, negando ogni accusa rivolta a Israele di crimini sistematici. “Non credo che ci sia un genocidio. Guardate che lì c’è una guerra. E il 7 ottobre sono successe cose orribili”, ha dichiarato in un incontro con i giornalisti, riferendosi all’attacco lanciato da Hamas contro il sud di Israele. Secondo il leader repubblicano, attualmente in corsa per un secondo mandato presidenziale, le missioni americane a Gaza non hanno raccolto prove che confermino le denunce sollevate da diversi osservatori internazionali.
Netanyahu rilancia: “Immagini che ricordano i crimini nazisti”
Nel frattempo il premier israeliano Netanyahu ha rincarato la dose, evocando paragoni storici che hanno scosso anche parte della diplomazia occidentale. Durante un incontro con il responsabile della Croce Rossa nella regione, Julian Larisson, ha affermato che “Hamas affama i nostri ostaggi come facevano i nazisti”, accusando il gruppo armato di voler “strumentalizzare la fame per fini propagandistici”.
Il premier ha definito “menzognera” la narrativa secondo cui sarebbe Israele a impedire gli approvvigionamenti alla popolazione palestinese. “La menzogna della fame di Hamas sta risuonando in tutto il mondo, mentre sono i nostri ostaggi a soffrire crudeli abusi fisici e psicologici”, ha detto, attribuendo all’organizzazione islamista la responsabilità di ogni ostacolo al rilascio degli ostaggi e alla fine del conflitto.
Hamas: “Stesso cibo per tutti, nessun privilegio”
La risposta di Hamas non si è fatta attendere. Con una dichiarazione diffusa dalle Brigate Al-Qassam, il braccio armato del movimento, si afferma che gli ostaggi israeliani “non ricevono privilegi speciali” nel trattamento alimentare. “Mangiano lo stesso cibo dei nostri combattenti e della popolazione in generale. Non li stiamo affamando, ma non riceveranno trattamenti di favore, tanto meno dopo i crimini di assedio e fame imposti a Gaza”, si legge nella nota.
Pace più lontana, diplomazia ferma
Le parole di Trump, che ha definito “una delle peggiori tragedie mai viste” l’attacco del 7 ottobre, sembrano segnare anche un riavvicinamento politico tra lui e Netanyahu, dopo mesi di rapporti freddi. Ma la retorica usata da entrambe le parti suggerisce che la via del dialogo sia oggi più che mai compromessa. Nessuna delle due fazioni sembra disposta a cedere su condizioni minime per una mediazione.
Mentre sul terreno proseguono i bombardamenti e i combattimenti urbani, e le missioni umanitarie tentano faticosamente di far arrivare aiuti a Gaza, la comunità internazionale assiste a un conflitto che sta perdendo ogni spiraglio di negoziato. Con ostaggi ancora prigionieri, popolazione civile stremata e leader sempre più ostili, la pace appare oggi più lontana che mai.