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Delitto Simonetta Cesaroni, scoperto dossier segreto: “Dentro indizi cruciali”

Pubblicato: 07/08/2025 08:28

Nel cuore dell’estate del 1990, una giovane donna di vent’anni viene trovata senza vita in un ufficio della capitale. Era il 7 agosto, e Simonetta Cesaroni, impiegata part-time presso la sede dell’Associazione Italiana Alberghi per la Gioventù (Aiag) in via Poma, fu uccisa con una violenza spietata. Da allora, un caso irrisolto, un giallo italiano che ha attraversato le epoche. Ma oggi, 7 agosto 2025, trentacinque anni dopo, un documento dimenticato riemerge, gettando nuova luce su un intreccio ancora più profondo e oscuro.

È il quotidiano Il Messaggero a riportare la notizia: un dattiloscritto del 1994, firmato da Gian Paolo Pellizzaro, è stato ritrovato e diffuso da lui stesso insieme a Giacomo Galanti. Si tratta di un dossier all’epoca consegnato all’allora pm Settembrino Nebbioso, che fa riferimento a un «reticolo di nomi, società e interessi» che collegherebbe via Gradoli, via Poma e l’Olgiata, con un filo comune: «strutture e uomini degli apparati di sicurezza».

La lista mancante e il documento ritrovato

Il cuore del dossier è la lista delle presenze dell’ufficio Aiag nell’estate del 1990, in particolare durante il periodo in cui Simonetta lavorava due pomeriggi a settimana. Un elenco che fu consegnato agli inquirenti solo nel 1997, ma con un vuoto proprio nel periodo più delicato: dal 10 luglio al 13 novembre. Una lacuna sospetta, che ha a lungo impedito di verificare chi fosse effettivamente in ufficio con Simonetta nel pomeriggio della sua morte.

Nel 2024, quel buco è stato finalmente colmato. A trovare i fogli mancanti è stato Claudio Cesaroni, padre di Simonetta, che li ha allegati all’opposizione contro la richiesta di archiviazione avanzata dalla procura. È stato questo nuovo elemento a spingere il Gip a ordinare ulteriori indagini sull’Aiag, per comprendere cosa accadde davvero tra quelle pareti.

Alibi mai verificati e piste mai battute

Una delle figure che avrebbe dovuto essere presente nell’ufficio quel giorno, secondo il calendario dei recuperi pomeridiani, raccontò agli inquirenti che il suo turno era il mercoledì, e che il 7 agosto sarebbe uscita dall’ufficio poco dopo le 14, cioè prima dell’arrivo di Simonetta. Il resto del pomeriggio, dichiarò, lo avrebbe passato con i genitori. Ma questo alibi non fu mai verificato, e oggi torna a essere centrale nell’inchiesta.

Pellizzaro insiste su una tesi inquietante: «Solo dei professionisti potevano modificare e inquinare a tal punto la scena del delitto e innescare tutte quelle trappole investigative che hanno depistato per anni, portando prima all’arresto del portiere Pietrino Vanacore, poi alle accuse verso di lui e Federico Valle».

Il sospetto: Aiag sotto osservazione dei servizi

L’Aiag – sostiene Pellizzaro – era sotto l’interesse dei servizi segreti, poiché raccoglieva dati sugli studenti italiani e stranieri che alloggiavano negli ostelli della gioventù. Una struttura che, nella Roma post-Guerra Fredda, poteva rappresentare una finestra privilegiata per attività di monitoraggio e intelligence. L’omicidio di Simonetta, secondo questa ricostruzione, avrebbe attivato un’immediata operazione di contenimento, volta a “bonificare” la scena prima che qualcuno potesse rovistare negli archivi o portare alla luce verità scomode.

Il documento oggi riemerso non fornisce nomi certi, ma riaccende sospetti e connessioni che per troppo tempo sono stati lasciati nell’ombra. E rilancia un interrogativo che da 35 anni attende risposta: chi ha ucciso Simonetta Cesaroni? E soprattutto: perché?

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