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“Cosa ho mangiato, poi quei sintomi”. Intossicata dal botulino, Ilaria rompe il silenzio dall’ospedale

Pubblicato: 12/08/2025 14:15

Nel drammatico scenario di un’intossicazione da botulino che ha colpito la località di Diamante, in provincia di Cosenza, la storia di Ilaria, una ragazza di 24 anni, emerge come un esempio di speranza e resilienza. Ricoverata in terapia intensiva presso l’ospedale Annunziata di Cosenza, Ilaria è una dei 15 pazienti che hanno lottato contro gli effetti devastanti di questa rara ma letale malattia.

La sua vicenda si intreccia tragicamente con quelle di Luigi Di Sarno e Tamara D’Acunto, che purtroppo non sono riusciti a superare la battaglia, deceduti in seguito alla grave intossicazione. Tutti loro, inclusa Ilaria, avevano consumato un pasto presso lo stesso food truck ambulante, dando il via a una complessa indagine sulle cause di questo avvelenamento di massa.

Il racconto di ilaria

Il racconto di Ilaria, seppur breve, offre un’immagine vivida della rapidità con cui agisce la tossina botulinica. “All’interno c’erano salsiccia, broccoli, maionese e patatine,” ha dichiarato la giovane, descrivendo il panino che le è costato il ricovero. Solo un’ora dopo aver consumato il pasto, ha avvertito i primi, allarmanti sintomi, come una forte diarrea. Nonostante il terrore che un’esperienza del genere possa generare, Ilaria ha espresso profonda gratitudine per l’equipe medica che l’ha assistita con prontezza ed efficacia. “Non ho avuto paura grazie all’intervento tempestivo dei medici, non mi hanno mai lasciata un attimo,” ha affermato, sottolineando l’importanza cruciale del supporto sanitario in casi di emergenza come questo. La somministrazione dell’antidoto è stata fondamentale per la sua guarigione, un farmaco salvavita che ha bloccato gli effetti neurotossici del botulino.

La possibile contaminazione crociata

L’indagine, coordinata dal procuratore di Paola, Domenico Fiordalisi, ha rivelato una situazione inquietante all’interno del food truck. Analisi approfondite hanno infatti riscontrato la presenza della tossina botulinica in diversi alimenti, tra cui cipolle, peperoni, melanzane e hamburger. Questa scoperta suggerisce un’ipotesi investigativa principale: quella della “contaminazione crociata”. Sembra che la tossina, originariamente presente nei broccoli, o friarielli sottolio, che sono il principale indiziato, si sia diffusa agli altri cibi. L’indagine ipotizza che la trasmissione possa essere avvenuta attraverso l’uso di una pinza o semplicemente con le mani, veicolando così il batterio da un alimento all’altro. Questa modalità di diffusione del patogeno ha trasformato un singolo alimento contaminato in un pericolo diffuso, esponendo al rischio tutti i clienti del furgoncino.

Focus sulle modalità di conservazione e somministrazione

Le attenzioni del procuratore e delle autorità sanitarie sono ora rivolte alle modalità di somministrazione e conservazione dei cibi all’interno del food truck. La corretta gestione degli alimenti, la loro conservazione a temperature adeguate e l’osservanza delle più elementari norme igieniche sono requisiti imprescindibili per garantire la sicurezza alimentare. Il botulino, in particolare, si sviluppa in assenza di ossigeno e in condizioni di scarsa acidità, come avviene nei cibi conservati sott’olio preparati in modo casalingo o in condizioni igieniche precarie. La scoperta della tossina in così tanti alimenti diversi all’interno del furgoncino solleva serie preoccupazioni sulla gestione complessiva della cucina e sulla preparazione dei pasti, mettendo in discussione la conformità del venditore alle normative vigenti. Le indagini sono ancora in corso per accertare le responsabilità e per definire con precisione l’esatta dinamica che ha portato a questa tragedia, ma è chiaro che la corretta manipolazione e conservazione degli alimenti è al centro di questa triste vicenda.

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