
La Chiesa cattolica, della quale mi onoro di far parte come battezzato alla nascita, è molto complessa. C’è n’è per tutti. Persino per il prete Ferdinando (Nandino) Capovilla, parroco di Marghera, convinto che lo Stato di Israele non debba esistere. D’altra parte fa parte del movimento Pax Christi presieduto dal vescovo emerito Giovanni Ricchiuti.
Detta così sembra una bella cosa moderna, perché tutti, credo, preghiamo per la pace nel mondo. A me sembra invece una cosa molto antica, infestata dal vecchio antisemitismo ecclesiastico. Esisteva, e ancora esiste. Forse meno di quando ero bambino e facevo il chierichetto. Ma esiste. Da banale cattolico praticante e peccatore, come tutti, non mi voglio confondere con loro.
Se vivessi a Marghera cambierei parrocchia. Se fossi vissuto nella diocesi di Altamura-Gravina-Acquaviva delle Fonti, di cui Ricchiuti era vescovo, lo avrei contestato. Se qualcuno mi definisse “attivista della pace”, che significa meno di zero, provvederei con una querela per diffamazione. Non è il mio modo di essere cattolico.
D’altra parte non credo sia da cattolici bastonarsi tra cristiani per il controllo di un centimetro del Santo Sepolcro. E neppure per combattersi tra frati nel nome di un santo. Eppure accade. Ho torto? Non credo. In ogni caso mi sottopongo al giudizio finale di Dio, non di un prete o di un vescovo, che parlano in suo nome solo quando conferiscono i sacramenti e celebrano la Messa.

Detto questo, mi rifiuto di considerare Capovilla un esperto di geopolitica. Tornando al suo respingimento a Tel Aviv, mi viene il dubbio che ne fosse consapevole. Se rifiuti di riconoscere Israele è difficile che ti facciano entrare. A me non hanno mai fatto problemi. E non credo che sarei oggi respinto perché critico Nethanyau.
Peraltro per andare in pellegrinaggio a Betlemme si può atterrare ad Amman, Giordania. Piuttosto, la Giordania è uno Stato sovrano che riconosce Israele, anche se Wikipedia la definisce solo come “regione” della Palestina. Forse Capovilla considera Wikipedia come una fonte attendibile.

Il mio dubbio? Sarò cattivo, ma Capovilla ha pubblicato un libro dal titolo “Sotto il cielo di Gaza”, nel quale scrive: “Verrà il tempo, speriamo presto, che i popoli che abitano questa terra si parleranno, in un dialogo rispettoso della dignità di ciascuno: quel giorno potrà arrivare solo quando l’occupazione israeliana sulla terra palestinese avrà avuto fine”. Ambigua come speranza, visto che per lui Israele non esiste. Dunque quale sarebbe il territorio occupato? Non Gaza, da vent’anni. Comunque, quale migliore pubblicità che essere trattenuto per sette ore all’aeroporto di Tel Aviv? Che rischio! Cosa non si farebbe per vendere qualche copia. “A pensar male si fa peccato, ma spesso si indovina”, sembra abbia detto Giulio Andreotti. Non è provato, ma è verosimile, conoscendone l’arguzia.
Non conti su di me, Capovilla. Io il suo libro Io aggiungerei all’Index librorum prohibitorum, che però fu per fortuna soppresso nel 1966, dopo il Concilio Vaticano II, regnante Paolo VI, Giovanni Battista Montini. Proprio lui fondò nel 1954 la sezione italiana di Pax Christi. Forse, oggi, eviterebbe. Chissà.