
Lo hanno accompagnato nell’ultimo viaggio la figlia Tiziana e la storica segretaria Dina Minna. Ad attenderlo nella bara, lo smoking che aveva indossato nei suoi giorni migliori in tv. È così che Giorgio Assumma, avvocato ed ex presidente della Siae, amico di una vita, ha voluto ricordare Pippo Baudo in un’intervista al Corriere della Sera: «Io che non mi commuovo mai, mi sono commosso mentre l’ho visto nella bara col suo smoking».
Negli ultimi tempi il conduttore viveva chiuso in casa, segnato da un progressivo indebolimento neurologico alle gambe e da problemi alla vista. «Cercava di nasconderlo – racconta Assumma – mi individuava attraverso la provenienza della mia voce». Non usciva quasi mai, se non in rare occasioni come il compleanno di Pingitore del Bagaglino. Per il resto preferiva lunghe telefonate, tra ricordi e barzellette che lo facevano ancora ridere.
Ma accanto all’ironia, c’erano anche momenti di malinconia. «Un uomo che ha vissuto sull’apprezzamento degli altri sentiva che il tempo volava via», dice Assumma. «Una sola volta l’ho visto piangere: quando nel 1987 il presidente Rai Enrico Manca lo definì nazional-popolare». Quelle parole lo ferirono profondamente, così come la sensazione di essere stato “archiviato” dopo i 75 anni, considerato ormai un volto del passato. «Mi disse che fu il peggior periodo della sua vita».
Alla domanda su un possibile erede televisivo, l’amico rivela le parole di Baudo: «Diceva che non c’è un vero successore. Ma aggiungeva che Stefano De Martino ha capito il modo di parlare al popolino». Una frase che racconta la lucidità con cui, fino all’ultimo, Pippo osservava la televisione che aveva contribuito a plasmare.