
Un nuovo capitolo giudiziario si aggiunge alla tragica vicenda dell’omicidio di Giulia Tramontano. Il Tribunale civile di Milano ha condannato la cognata di Alessandro Impagnatiello a risarcire circa 25 mila euro alla famiglia della giovane, tra danni e spese legali. La donna, moglie del fratello Omar, aveva acquistato dall’ex barman l’auto usata per trasportare il cadavere di Giulia, appena due mesi dopo il delitto.
Secondo i giudici, il passaggio di proprietà della Volkswagen T-Roc non fu casuale ma mirato a ridurre la consistenza patrimoniale dell’imputato, così da sottrarre beni alle pretese risarcitorie dei genitori e dei fratelli della vittima. Un’operazione definita «consapevole e mirata», avvenuta tra familiari ben informati sulle conseguenze legali e risarcitorie dell’omicidio.
L’auto del delitto e la procura al fratello
L’auto, del valore di circa 20 mila euro ma venduta a 10 mila, era la stessa con cui Impagnatiello, reo confesso, aveva trasportato il corpo della compagna e del figlio che portava in grembo, prima di abbandonarlo nei garage di Senago. Dopo l’arresto, il killer aveva conferito al fratello procura speciale per la gestione dei conti correnti e del veicolo.
Il tentato furto e i dubbi dell’assicurazione
La vicenda si è complicata ulteriormente con la denuncia di un presunto furto della vettura, presentata nell’ottobre 2024. L’assicurazione, però, si è rifiutata di risarcire, giudicando la dinamica «contraddittoria e anomala». Alla luce di questi elementi, il giudice Francesco Pipicelli ha disposto la revoca della compravendita e la condanna della cognata a rifondere il valore dell’auto ai familiari di Giulia, insieme alle spese legali.
Una decisione che, pur essendo di primo grado, segna un ulteriore passo nel lungo e doloroso percorso della famiglia Tramontano verso la verità e la giustizia.