
Quando i segnali del corpo iniziano a diventare insistenti, ignorarli può rivelarsi fatale. Eppure, di fronte a sintomi insoliti o persistenti, non sempre si riceve una risposta adeguata o tempestiva. È in questi momenti di incertezza che molte persone cercano chiarimenti altrove, anche rivolgendosi alle nuove tecnologie. Ma quando le risposte non arrivano o sono sbagliate, il rischio è altissimo.
Una vicenda recente lo dimostra con particolare drammaticità: una storia in cui medicina, intelligenza artificiale e ritardi diagnostici si intrecciano, portando a un epilogo doloroso e ancora aperto, con una famiglia che oggi lotta non solo contro la malattia, ma anche contro l’inerzia di un intero sistema sanitario.

Una diagnosi mancata, poi la verità
Warren Tierney, 37 anni, residente a Killarney, in Irlanda, è un ex psicologo, padre di due bambini. I suoi problemi sono iniziati all’inizio dell’anno, con difficoltà a deglutire e un mal di gola persistente. Dopo visite mediche ripetute, la diagnosi era sempre la stessa: reflusso gastrico, nulla di grave. I medici gli avevano prescritto semplici farmaci da banco. Preoccupato per il peggioramento dei sintomi, Warren si è rivolto anche a ChatGPT, descrivendo il suo quadro clinico. La risposta dell’intelligenza artificiale? “Molto improbabile” che si trattasse di un tumore.
Purtroppo, però, la realtà era ben diversa. Solo mesi dopo è arrivata la diagnosi di adenocarcinoma esofageo in stadio IV, un tumore altamente aggressivo già in fase avanzata. Una notizia devastante che ha colpito come un fulmine la sua famiglia. La moglie Evelyn, affranta, ha lanciato una raccolta fondi per cercare cure fuori dal Paese.
Una speranza oltre i confini
“Warren è il nostro eroe, il centro della nostra famiglia. Qui ci offrono solo cure palliative, ma all’estero c’è ancora speranza“, ha scritto la moglie nella campagna di crowdfunding. In Irlanda, spiegano i familiari, le opzioni terapeutiche sono limitate. La coppia sta ora valutando trattamenti più avanzati in Germania o in India, nella speranza che possano prolungare la vita di Warren e offrire nuove possibilità.
La sua storia è diventata un simbolo delle lacune nel sistema sanitario irlandese e dei rischi legati alla diagnosi fai-da-te tramite chatbot, soprattutto in casi complessi. Warren continua a lottare, ma la sua voce ora è anche quella di chi chiede attenzione, cure e giustizia.