
«La presa era così forte che non riuscivo a respirare e pensavo di morire». È il racconto della ragazza di 18 anni vittima della violenza avvenuta la sera del 31 agosto nei pressi della stazione ferroviaria di San Zenone al Lambro (Milano). Parole rese poche ore dopo ai carabinieri, che descrivono con lucidità lo choc e l’orrore subiti.
L’aggressione
Secondo la ricostruzione degli inquirenti, tra le 23 e le 23.54 la giovane sarebbe stata vittima di quasi un’ora di abusi e percosse. Il suo aggressore, identificato in Harouna Sangare, 25 anni, l’avrebbe sorpresa spuntando dal guardrail che conduce alla stazione, illuminandola con il flash del telefono prima di aggredirla. Per impedirle di urlare le avrebbe stretto le mani al collo, offendendola e colpendola.
La ragazza è riuscita a lanciare l’allarme al 112 solo dopo essersi rimpossessata del cellulare. Le telecamere pubbliche e quelle interne al centro di accoglienza hanno poi ripreso l’uomo mentre rientrava nella struttura che lo ospitava, come se nulla fosse accaduto.
L’inchiesta
La procura di Lodi, con la pm Martina Parisi, ha disposto il fermo di indiziato di delitto, parlando di una «brutale violenza». A Sangare sono contestati i reati di violenza sessuale aggravata e lesioni personali.
L’uomo era transitato dall’hotspot di Lampedusa il 19 luglio 2024 ed era ospitato da una struttura della Fondazione Fratelli San Francesco, con un contratto di lavoro in scadenza a fine anno. Gli inquirenti hanno chiesto la convalida del fermo e l’applicazione di una misura cautelare, ritenendo concreto il rischio di fuga.