
L’ultima perizia dei Ris di Cagliari sul delitto di Chiara Poggi, uccisa il 13 agosto 2007 nella villetta di via Pascoli a Garlasco, potrebbe riscrivere ancora una volta i contorni di un caso che da quasi due decenni divide opinione pubblica e giustizia. Secondo quanto trapelato, l’analisi condotta dal colonnello Andrea Berti avrebbe escluso la presenza di un secondo aggressore sulla scena del crimine, contraddicendo l’ipotesi del concorso di più persone.
La criminologa Roberta Bruzzone, intervistata da Fanpage.it, ha commentato le indiscrezioni sottolineando come la chiave resti proprio il numero degli aggressori. «Parrebbe abbastanza consolidata, secondo quanto ho letto sugli organi di stampa, l’informazione secondo la quale il Ris di Cagliari non collocherebbe un secondo aggressore sulla scena del delitto, al netto di aver potuto riscrivere o meno la dinamica del delitto», ha detto l’esperta.

Per Bruzzone, si tratta di un punto cruciale: «L’elemento dirimente è uno, e cioè il fatto che parrebbe che il Ris collochi un solo soggetto attivo sulla scena. E francamente mi stupirebbe il contrario, conoscendo molto bene quella scena. Questo è il punto cruciale, anche perché nell’ipotesi della Procura avrebbero agito almeno due soggetti».
Un’eventuale conferma di questa ricostruzione avrebbe effetti diretti anche sulle posizioni di Alberto Stasi, già condannato a 16 anni in via definitiva, e di Andrea Sempio, amico del fratello della vittima indagato nella nuova inchiesta. «L’ipotesi del concorso che la Procura ha intrapreso non troverebbe alcuna conferma. E questo pone un problema di base abbastanza serio, perché discorso del concorso Sempio-Stasi diventerebbe impercorribile, così come lo sarebbe l’ipotesi secondo cui Sempio avrebbe agito in concorso con terzi», ha spiegato Bruzzone.
Secondo la criminologa, non ci sarebbero margini per una revisione del processo a favore di Stasi: «Non ci sono elementi per la revisione. Stasi ci ha già provato in passato, non ha convinto i giudici all’epoca, non credo li convincerebbe oggi».
Nemmeno le otto nuove impronte trovate sulla spazzatura e sul cibo consumato da Chiara la mattina del delitto, secondo Bruzzone, aprirebbero scenari diversi: «Se prendiamo per buona l’ipotesi della Procura secondo cui la vittima avrebbe fatto colazione col suo assassino quella mattina, lì c’è solo il DNA di Stasi».
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