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Sarah Ferguson cancellata da sette associazioni di beneficenza: “Troppo vicina a Epstein”

Pubblicato: 23/09/2025 10:52
Sarah Ferguson beneficenza Epstein

Per Sarah Ferguson, duchessa di York, il percorso di riabilitazione pubblica sembrava finalmente avviato, soprattutto in confronto alla posizione complicata dell’ex marito ma ancora convivente, il principe Andrea. Eppure, la sua immagine torna a essere offuscata da un’ombra ingombrante: quella di Jeffrey Epstein, il miliardario americano condannato per reati sessuali su minori, il cui nome continua a essere sinonimo di scandalo e disonore per la Royal Family.
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Le rivelazioni emerse nelle ultime ore hanno riaperto un capitolo che la stessa Ferguson aveva tentato più volte di chiudere. Le sue imbarazzanti email al finanziere, pubblicate dal Mail on Sunday, hanno fatto esplodere una polemica che non riguarda solo la sua persona, ma anche il legame della monarchia britannica con figure compromesse.

Le organizzazioni benefiche prendono le distanze

Il primo strappo è arrivato da Julia’s House, associazione che si occupa di bambini terminali, che ha definito “inappropriato” il proseguimento della collaborazione con la duchessa. Da lì, una reazione a catena: Teenage Cancer Trust, Natasha Allergy Research Foundation, Children’s Literacy Charity, National Foundation for Retired Service Animals, Prevent Breast Cancer e infine la British Heart Foundation hanno annunciato la decisione di interrompere ogni rapporto con Ferguson.

Molte di queste realtà avevano avuto nella duchessa un’icona o una madrina ufficiale. La sua figura, spesso presentata come “patron” in quota Royal Family, rappresentava un ponte tra beneficenza e istituzioni. Ma le email rivelate hanno reso insostenibile questa continuità, trasformando un impegno decennale in un fardello.

Le missive compromettenti a Jeffrey Epstein

Il contenuto delle lettere è ciò che ha innescato la valanga. Nel marzo 2011, poco dopo aver dichiarato pubblicamente all’Evening Standard di aver interrotto i rapporti con Epstein definendoli “un errore monumentale”, Ferguson scrisse al finanziere un messaggio di tono diametralmente opposto. Lo definiva “caro, carissimo Jeffrey, mio generoso e supremo amico”, scusandosi per aver dovuto prendere le distanze pubblicamente su consiglio dei suoi legali.

In una missiva precedente, datata gennaio dello stesso anno, la duchessa arrivava a scrivergli: “Come posso ringraziarti abbastanza? A volte il cuore parla meglio delle parole. Ti voglio bene”. Parole difficili da giustificare, soprattutto considerando che Epstein aveva già scontato una condanna per traffico sessuale di minori.

La difesa del portavoce e il silenzio di Fergie

Di fronte al clamore mediatico, la duchessa non ha rilasciato dichiarazioni dirette. A parlare è stato un suo portavoce, sostenendo che le email sarebbero state scritte sotto pressione, dopo presunte minacce di Epstein. “Non credeva in ciò che scriveva”, ha spiegato, aggiungendo che non ci saranno ulteriori commenti sulle decisioni prese dalle organizzazioni benefiche.

Tuttavia, la giustificazione non è bastata a frenare la reazione delle charity, che hanno preferito proteggere la loro reputazione tagliando ogni legame con una figura resa scomoda dal peso delle sue stesse parole.

Una reputazione in frantumi

Per Sarah Ferguson si tratta dell’ennesima caduta d’immagine. Negli anni ha cercato di ricostruire una figura pubblica centrata sulla filantropia e sul sostegno a cause sociali, ma questo scandalo mina uno dei pochi ambiti in cui la sua presenza era ancora percepita positivamente.

Il fatto che sette associazioni abbiano voltato le spalle in blocco alla duchessa segna un duro colpo, non solo sul piano personale ma anche in quello istituzionale, in un momento in cui la Royal Family tenta di difendere la propria credibilità in mezzo a continue tempeste mediatiche.

Lo scandalo Epstein si conferma dunque una maledizione che continua a colpire Londra e dintorni, con conseguenze imprevedibili per chiunque abbia intrecciato rapporti con il miliardario americano. Questa volta, a pagarne il prezzo è stata ancora una volta Sarah Ferguson, rimasta sola di fronte al peso di quelle email che difficilmente verranno dimenticate.

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