
Venerdì Medici Senza Frontiere (MSF) ha annunciato la sospensione delle proprie attività nella città di Gaza, motivata dall’aumento delle operazioni militari israeliane e dall’impossibilità di garantire la sicurezza del personale. Jacob Granger, coordinatore per le emergenze di MSF, ha spiegato che le cliniche gestite dall’organizzazione “sono state interamente circondate dai soldati israeliani” e che continuare a operare avrebbe significato esporre i medici e i volontari a rischi troppo elevati.
La decisione arriva in una fase critica della guerra. Dallo scorso 16 settembre, l’esercito israeliano è entrato via terra nella città di Gaza con l’obiettivo dichiarato di conquistarla e occuparla completamente. Prima del conflitto la città contava circa un milione di abitanti, ossia quasi la metà della popolazione complessiva della Striscia. Dopo l’ordine di evacuazione emesso il 9 settembre, circa 450mila persone hanno lasciato l’area, secondo le stime di Tel Aviv. Ma centinaia di migliaia restano ancora intrappolate sotto i bombardamenti e i combattimenti, con l’accesso agli aiuti umanitari sempre più limitato.