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Meloni-Schlein, la partita vera oltre le Marche: tra stabilità di governo e sfida sul futuro

Pubblicato: 30/09/2025 08:55

Gli esami non finiscono mai. Dopo le Marche, per Giorgia Meloni il vero banco di prova sarà la legge di Stabilità, la gestione della crisi europea e la capacità di tenere insieme una coalizione con sensibilità diverse, soprattutto sui conflitti internazionali. La premier può vantare un record senza precedenti — tre anni di luna di miele con il Paese — ma resta esposta a incognite che vanno oltre i confini nazionali.

La delusione dell’opposizione

Per l’opposizione, che aveva impostato le Regionali come primo passo della remuntada, il voto marchigiano segna una sconfitta netta. Non mette in discussione il progetto del rassemblement, ma ne interroga la linea: quella che dovrebbe trasformare un’alleanza aritmetica in una coalizione percepita come fit to lead, cioè capace di governare. È qui che emerge la frattura tra radicalità e riformismo, destinata a riproporsi fino alle prossime elezioni politiche. Una dialettica che offre a Giuseppe Conte una centralità tattica, utile per insidiare la leadership interna e posizionarsi come sfidante della premier.

Il Partito Democratico, guidato da Elly Schlein, ha scelto di sostenere una linea movimentista e intransigente, anche a costo di distanziarsi dall’appello di Sergio Mattarella sul tema degli aiuti umanitari a Gaza. Una decisione che segna un cambio di codice genetico rispetto al Pd della Seconda Repubblica. Schlein, tuttavia, ha ottenuto un risultato politico importante: imporre ai post-grillini un’alleanza omogenea sul piano nazionale, consolidando il Campo largo.

La posizione del centrodestra

Il centrodestra, dal canto suo, dovrà fronteggiare questa nuova compattezza. Una risposta è già allo studio: la riforma elettorale, che punta a rafforzare il modello bipolare. Uno schema che non dispiace alla leader dem, perché restringe la sfida per Palazzo Chigi a un duello diretto Meloni-Schlein.

Ma la partita vera non si giocherà sulle Regionali. Un banco di prova più significativo sarà il referendum sulla separazione delle carriere dei magistrati, che l’opposizione intende affrontare con una strategia politica e non tecnica. Il precedente di Matteo Renzi insegna: un consenso iniziale forte può ribaltarsi rapidamente se si logora la spinta propulsiva del leader a Palazzo Chigi.

Per Meloni le variabili da controllare restano molte: la condizione economica del Paese, le dinamiche interne agli alleati, il rischio che Fratelli d’Italia continui a fagocitare consensi a discapito della stabilità di coalizione. La premier dovrà calibrare bene le scelte, anche sui candidati nei prossimi test locali, per evitare frizioni che potrebbero minare la tenuta del governo. La vera priorità, in fondo, è la stabilità nazionale. Solo così Meloni potrà puntare al bis, conquistando un altro record.

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