
Eccoli i nostri intrepidi parlamentari, salpati sulla Flotilla con l’aria da Che Guevara in crociera e rientrati a casa con la velocità di un volo low cost per Fiumicino. Non hanno fatto in tempo a diventare martiri che già erano di nuovo in Italia, scortati dall’immunità parlamentare come un passaporto di prima classe. Marco Croatti, Annalisa Corrado, Arturo Scotto e Benedetta Scuderi hanno recitato la parte dei perseguitati per poche ore, salvo poi scoprire che la cella non era prevista dal copione e che la via più rapida era quella del finger all’aeroporto di Tel Aviv.
Il ministro Tajani può pure vantarsi della trattativa con l’omologo Saar, ma l’effetto è quello di una scenetta comica: i quattro onorevoli già in volo e i restanti 42 italiani a guardare il tabellone delle partenze. Solidarietà sì, ma con la clausola “uscita anticipata per parlamentari”. Non si può nemmeno dire che abbiano abbandonato la nave, perché in realtà hanno abbandonato i compagni di viaggio, lasciandoli nella burocrazia israeliana mentre loro prendevano posto in business class.
Deputati in gita scolastica
Il risultato è imbarazzante: si erano presentati come testimoni coraggiosi di una causa e sono tornati come protagonisti di una gita scolastica finita troppo presto. Se l’idea era quella di mandare un segnale al mondo, il segnale che arriva è chiaro: quando la protesta si fa dura, i duri prendono il volo. Una figuraccia a cielo aperto, perché in politica puoi anche permetterti di essere incoerente, ma non puoi farti sorprendere con la valigia già pronta mentre gli altri aspettano di essere rimpatriati.
Si dirà che l’immunità è un diritto. Certo. Ma l’immunità non copre le smagliature dell’immagine: e qui l’immagine è quella di chi scappa dalla recita prima della fine. I militanti restano dentro, i parlamentari escono con la pacca sulla spalla. La rivoluzione si interrompe alla fila del check-in.
E così il grande atto di coraggio si è trasformato in una parentesi turistica: selfie in mare, sirene israeliane, un paio d’ore da passeggeri indesiderati e poi via, tutti a casa. La morale è più comica che tragica: gli unici che potevano davvero fare notizia hanno deciso di fare bagagli.
Del resto, anche questa volta, più che una spedizione umanitaria è sembrata una serie tv mal riuscita. E come in ogni serie tv, alla fine compaiono sempre quei titoli di coda che non c’entrano nulla con la trama, ma che restano impressi.