
Giorgia Meloni è stata presente alla Camera dei Deputati nel corso della delicata discussione sulla richiesta di autorizzazione a procedere nei confronti dei ministri Carlo Nordio, Matteo Piantedosi e del sottosegretario alla presidenza del Consiglio Alfredo Mantovano per il cosiddetto caso Almasri. Il dibattito, molto atteso, si è concluso con un esito netto: l’aula ha respinto la richiesta di autorizzazione avanzata in relazione al controverso dossier giudiziario.
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La decisione dell’aula, che ha seguito la linea proposta dalla Giunta per le autorizzazioni, è stata sostenuta dalla maggioranza di governo, con una presenza quasi totale del Consiglio dei ministri durante la seduta.
Il voto in aula: numeri netti a favore della maggioranza
I voti espressi in aula confermano il sostegno compatto alla posizione dei tre esponenti del governo coinvolti nel caso. Per quanto riguarda il ministro della Giustizia Carlo Nordio, i voti favorevoli alla negazione dell’autorizzazione a procedere sono stati 251, mentre 117 deputati si sono espressi contro. Un margine ampio, che riflette la tenuta dei gruppi parlamentari della maggioranza.
Per il ministro dell’Interno Matteo Piantedosi, la Camera ha votato 256 sì alla proposta di negare l’autorizzazione, a fronte di 106 no. Anche in questo caso, la posizione della Giunta per le autorizzazioni è stata sostenuta con una solida maggioranza.
Analogo l’esito per il sottosegretario Alfredo Mantovano, per cui i voti a favore della negazione sono stati 252, mentre i contrari si sono fermati a 112. Una linea di continuità politica e istituzionale che ha trovato concreta espressione nei numeri.

Meloni in aula per sostenere i suoi ministri
La premier Giorgia Meloni ha presenziato ai lavori dell’aula di Montecitorio, in segno di sostegno pieno ai suoi ministri e al sottosegretario coinvolti. La sua presenza è stata notata anche per il momento in cui, subito dopo la proclamazione dell’esito del voto, ha lasciato l’aula, come da prassi istituzionale una volta conclusa la votazione.
Con lei, tra i banchi del governo, erano presenti Antonio Tajani, Giancarlo Giorgetti, Luca Ciriani, Tommaso Foti e Francesco Lollobrigida, a testimoniare il peso politico e simbolico attribuito alla vicenda. L’intera squadra di governo ha mostrato compattezza, in un momento che avrebbe potuto rappresentare un passaggio critico sotto il profilo politico e mediatico.
Un voto che chiude una fase, ma non le polemiche
La decisione della Camera chiude formalmente il capitolo parlamentare del caso Almasri, almeno per quanto riguarda i tre membri del governo coinvolti. Tuttavia, le conseguenze politiche e giudiziarie potrebbero protrarsi nel tempo, considerando l’attenzione mediatica e l’interesse suscitato dal caso.
La maggioranza di centrodestra, in ogni caso, ha dimostrato di voler difendere la propria linea e i suoi rappresentanti, respingendo con determinazione ogni tentativo di coinvolgimento giudiziario diretto dei ministri. Resta ora da vedere se le opposizioni insisteranno sul piano politico o se il caso verrà progressivamente derubricato.

La seduta sospesa dopo il voto
Subito dopo il termine delle votazioni, la presidenza della Camera ha deciso di sospendere la seduta, secondo prassi, consentendo ai deputati di lasciare l’aula dopo la definizione della questione. Un passaggio istituzionale che segna la conclusione, almeno parlamentare, di una delle più complesse richieste di autorizzazione degli ultimi mesi.
Il caso Almasri, che ha coinvolto tre figure chiave del governo Meloni, si chiude così con una netta vittoria politica della maggioranza. Una dimostrazione di compattezza interna che, almeno nel breve periodo, rafforza la posizione del governo su un tema delicato e potenzialmente divisivo.