
Hamas avrebbe comunicato a Israele l’intenzione di rilasciare già nelle prossime ore i venti ostaggi israeliani ancora vivi. La notizia, riportata dal Wall Street Journal, apre una nuova fase di speranza dopo due anni di guerra e di dolore. Nelle stesse ore, l’ufficio del primo ministro Benjamin Netanyahu ha fatto sapere che Israele “è pronta ad accoglierli fin da ora”, confermando che tutto è pronto per l’arrivo dei rapiti. Sul terreno, intanto, la situazione a Gaza cambia volto: migliaia di sfollati palestinesi stanno tornando lentamente nei loro quartieri distrutti, mentre i convogli di aiuti umanitari si preparano a entrare in massa nella Striscia. Domani, a Sharm el Sheikh, si terrà il vertice della pace co-presieduto dal presidente statunitense Donald Trump e dal presidente egiziano Abdel Fattah al-Sisi, al quale parteciperanno leader di oltre venti Paesi, nel tentativo di dare forma a una tregua duratura e a una ricostruzione concreta. L’aria resta fragile e tesa, ma la prospettiva di un rilascio immediato segna la prima vera crepa nella lunga prigionia collettiva che ha attraversato il Medio Oriente.

14:19 – Vance: gli ostaggi potrebbero essere rilasciati da un momento all’altro
Il vicepresidente degli Stati Uniti JD Vance ha dichiarato in un’intervista alla Nbc che “siamo sul punto di riportare a casa gli ostaggi israeliani”, precisando però che “non possiamo ancora fornire una tempistica esatta del rilascio”. Secondo Vance, la situazione sarebbe “in costante evoluzione” e le trattative tra le parti, condotte attraverso mediatori arabi, avrebbero raggiunto “una fase molto avanzata”. L’esponente dell’amministrazione Trump ha sottolineato che il rilascio “potrebbe avvenire da un momento all’altro”, lasciando intendere che gli Stati Uniti sono in stretto contatto con Israele e con i Paesi coinvolti nel processo di pace di Sharm el Sheikh.
12:48 – L’Iran: “Non parteciperemo al vertice di Sharm el Sheikh”
Una fonte iraniana ha confermato all’agenzia Tasnim che Teheran non sarà presente al vertice di pace di domani a Sharm el Sheikh, nonostante l’invito ufficiale. La decisione, discussa da giorni all’interno del governo, è stata motivata con la “mancanza di fiducia” nei confronti del processo diplomatico promosso da Washington e Il Cairo. Il ministro degli Esteri Abbas Araghchi ha dichiarato che l’Iran “sostiene ogni passo che porti alla fine degli attacchi israeliani a Gaza”, ma ha aggiunto che “vi sono seri dubbi sulla reale volontà degli Stati Uniti e di Israele di rispettare il cessate il fuoco e garantire una pace equa per i palestinesi”. Secondo ambienti diplomatici, l’assenza dell’Iran potrebbe ridurre la portata regionale del vertice, rendendo più complessa la gestione dei gruppi armati filo-iraniani in Libano, Siria e Yemen.
12:44 – L’ufficio di Netanyahu: pronti ad accogliere i nostri rapiti fin da ora
Dopo ore di silenzio, l’ufficio del primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu ha diffuso una nota ufficiale in cui si afferma che “Israele è pronta e preparata ad accogliere immediatamente tutti i nostri ostaggi”. La dichiarazione è arrivata dopo una riunione d’emergenza con il Coordinatore per gli ostaggi Gal Hirsch, incaricato di supervisionare le operazioni di rimpatrio. Secondo quanto trapela, le strutture di accoglienza e gli ospedali militari israeliani sono stati messi in stato di massima allerta già da ieri sera, con piani logistici pronti per gestire l’arrivo simultaneo dei venti prigionieri. Fonti interne al governo israeliano sottolineano che il rilascio sarà un momento di “commozione nazionale” ma anche di “massima prudenza”, vista la possibilità di incidenti durante le fasi di trasferimento.
12:20 – Il Wall Street Journal: Hamas ha comunicato a Israele che rilascerà i 20 ostaggi vivi a partire da oggi
Secondo quanto riportato dal Wall Street Journal, Hamas ha informato Israele tramite mediatori arabi di avere ancora venti ostaggi israeliani vivi e di essere pronta a consegnarli già oggi. Il messaggio, inviato attraverso canali riservati, rappresenta la prima conferma diretta da parte del movimento islamista dopo settimane di incertezze e contraddizioni sulle condizioni dei prigionieri. Il giornale riferisce che l’esercito israeliano ha già predisposto corridoi umanitari temporanei per facilitare l’operazione e che unità speciali delle Forze di Difesa israeliane si trovano in stato di allerta nei pressi di Rafah e Khan Yunis. L’accordo prevede che gli ostaggi vengano consegnati alle truppe internazionali presenti nella Striscia, poi trasferiti al valico di Kerem Shalom e infine portati in Israele. Le autorità israeliane, tuttavia, non escludono ritardi o rinvii fino a domani, in coincidenza con la visita ufficiale del presidente Donald Trump.
11:58 – Erdogan domani sarà a Sharm el Sheikh
Il presidente turco Recep Tayyip Erdogan ha confermato la propria partecipazione al vertice di pace di domani in Egitto. La sua presenza, secondo fonti diplomatiche turche, sarà un “segnale politico forte” volto a riaffermare il ruolo di Ankara come potenza mediatrice tra il mondo arabo e Israele. Erdogan dovrebbe tenere un discorso pubblico nel pomeriggio, durante la sessione plenaria, e incontrare sia Trump sia Al-Sisi a margine del vertice. L’obiettivo del leader turco è spingere per una “transizione politica condivisa” a Gaza e per un ruolo più incisivo delle Nazioni Unite nel monitoraggio del cessate il fuoco. La delegazione turca includerà anche il ministro degli Esteri Hakan Fidan e il consigliere per la sicurezza nazionale Ibrahim Kalin.
11:48 – Ben Gvir: “I detenuti che saranno liberati devono essere espulsi non rimandati in Cisgiordania”
Il ministro della Sicurezza nazionale israeliano Itamar Ben-Gvir ha chiesto al primo ministro Netanyahu di modificare l’accordo di Sharm el Sheikh per impedire ai detenuti palestinesi liberati di rientrare in Cisgiordania. Ben-Gvir ha sostenuto che “molti di loro rappresentano ancora una minaccia diretta per la sicurezza” e ha chiesto che vengano espulsi all’estero o trasferiti nella Striscia di Gaza. La proposta è stata definita “politicamente esplosiva” da fonti governative, che temono nuove fratture all’interno della coalizione. Il ministero della Giustizia israeliano sta valutando la legittimità della richiesta, che contrasta con le clausole umanitarie contenute nell’intesa firmata con gli Stati Uniti e l’Egitto.
10:50 – Attesi per oggi nella Striscia centinaia di camion di aiuti
Il meccanismo di distribuzione degli aiuti previsto dall’accordo sta entrando nella sua fase operativa. Secondo Cogat, il numero di camion autorizzati a entrare nella Striscia salirà oggi a 600, con carichi di viveri, acqua, medicine e carburante. L’Egitto ha annunciato che altri 400 mezzi partiranno da El Arish nel pomeriggio, mentre le Nazioni Unite hanno confermato che circa 170.000 tonnellate di aiuti sono pronte a essere consegnate appena completate le ispezioni israeliane. Le immagini diffuse dalle agenzie mostrano lunghe colonne di camion ferme al valico di Rafah, in attesa del via libera. Il nuovo sistema di controllo congiunto tra Egitto, Israele e Stati Uniti mira a impedire il contrabbando di armi e al tempo stesso ad accelerare il flusso umanitario, riducendo le attese per milioni di civili palestinesi.
10:18 – Il World Jewish Congress aveva fatto pressioni per la liberazione di Barghouti
Il presidente del Congresso ebraico mondiale, Ronald Lauder, ha tentato fino all’ultimo di ottenere la liberazione di Marwan Barghouti, leader di Fatah detenuto in Israele dal 2004. Secondo il Times of Israel, Lauder si era offerto di volare a Sharm el Sheikh durante i negoziati per sostenere la causa di Barghouti, ma il governo Netanyahu ha bloccato l’iniziativa, temendo un contraccolpo politico. Barghouti, condannato a cinque ergastoli per terrorismo, è visto da molti palestinesi come l’unico leader in grado di unificare le diverse fazioni. La sua esclusione dalla lista dei detenuti da liberare è considerata un segnale che Israele non intende ancora aprire al dialogo politico con la leadership storica di Fatah.
10:16 – L’Iran condanna i raid di ieri di Israele sul Libano
Il portavoce del ministero degli Esteri iraniano Esmaeil Baghaei ha definito “un atto di aggressione illegale” l’attacco aereo israeliano che ieri ha colpito il villaggio di Msayleh, nel sud del Libano, uccidendo un presunto membro di Hezbollah. Teheran ha accusato Israele di “violare sistematicamente la sovranità libanese” e ha criticato “l’inerzia” della comunità internazionale. Araghchi ha ribadito che “la pace in Medio Oriente non può essere garantita da chi bombarda ogni giorno civili e rifugiati”, sottolineando come la mancata partecipazione dell’Iran al vertice di Sharm sia anche una forma di protesta contro “l’ipocrisia diplomatica occidentale”.
09:37 – Katz a Idf: distruggete tutti i tunnel di Hamas a Gaza
Il ministro della Difesa israeliano Yoav Katz ha ordinato alle Forze di Difesa israeliane di “eliminare ogni tunnel operativo di Hamas” entro poche settimane. La decisione, annunciata su X, è parte del piano di smilitarizzazione della Striscia concordato con Washington. Katz ha spiegato che la distruzione della rete sotterranea “sarà supervisionata dagli Stati Uniti e da una forza internazionale”, e ha aggiunto che “la missione segnerà la fine della capacità militare di Hamas e l’inizio di un nuovo assetto di sicurezza nella regione”.
09:33 – Media: camion con aiuti attraversano valico per Gaza
La televisione araba al Araby ha trasmesso le prime immagini dei camion carichi di aiuti che stanno attraversando il valico di Kerem Shalom, tra Egitto e Israele, per entrare a Gaza. Le autorità egiziane hanno confermato che i convogli contengono “forniture mediche urgenti, cibo e carburante”. La distribuzione sarà gestita dalla Gaza Humanitarian Foundation, la nuova struttura internazionale che ha sostituito le Nazioni Unite nella gestione degli aiuti locali.
08:20 – Al Jazeera: bulldozer iniziano a rimuovere macerie a Gaza City
Bulldozer e mezzi di soccorso stanno lavorando da ore tra le rovine di Gaza City per liberare le strade e consentire il passaggio dei civili che rientrano nelle proprie abitazioni. Le immagini trasmesse da Al Jazeera mostrano interi quartieri ridotti in cumuli di detriti, dove centinaia di famiglie cercano di recuperare oggetti e ricordi dalle case distrutte. Il governo egiziano ha inviato squadre di ingegneri civili per assistere nella rimozione delle macerie più pesanti e per predisporre le prime aree di ricostruzione.
07:50 – Bandiere di Hamas in Cisgiordania, l’Idf le toglie
Nella notte, alcune bandiere di Hamas sono apparse in diverse città della Cisgiordania, tra cui Nablus e Jenin. Il Times of Israel riferisce che pattuglie dell’Idf sono intervenute per rimuoverle rapidamente, temendo manifestazioni di sostegno al movimento islamista. Secondo analisti locali, il gesto simboleggia la crescente tensione interna nei Territori, dove la popolazione resta divisa tra chi spera nella pace e chi teme un ritorno della violenza.
07:22 – Il coordinatore ostaggi alle famiglie: “Vostri cari domani saranno liberi”
Gal Hirsch, coordinatore israeliano per gli affari degli ostaggi, ha inviato nella notte un messaggio alle famiglie dei rapiti confermando che la liberazione avverrà “a partire da domani mattina”. Tutte le strutture mediche e militari sono pronte per il loro ritorno, ha spiegato, aggiungendo che “anche i corpi dei caduti saranno trasferiti in modo rispettoso e identificati con la massima cura”. Hirsch ha sottolineato che “questo momento segnerà l’inizio di una nuova fase per Israele e per le famiglie che hanno vissuto nell’attesa e nella paura”.