
Giorgia Meloni sceglie il momento più delicato della crisi in Medio Oriente per imprimere una svolta politica: l’apertura ufficiale alla soluzione dei due Stati come base per la pace tra Israele e Palestina. Un passaggio significativo, maturato nel corso del bilaterale con il presidente egiziano Abdel Fattah al-Sisi, a margine della cerimonia di firma del nuovo Piano di Pace promosso dagli Stati Uniti.
“L’Italia è impegnata per la stabilizzazione, la ricostruzione e lo sviluppo della Striscia di Gaza“, ha spiegato Meloni, “e per il rilancio di un processo politico verso un quadro di pace, sicurezza e stabilità in Medio Oriente basato sulla soluzione dei due Stati“. È la prima volta che la premier italiana, finora prudente sul tema, indica con chiarezza questa formula come orizzonte politico da perseguire.
Il sostegno all’accordo di pace e la sponda americana
La giornata è stata definita da Meloni storica: “Gli ostaggi sono stati liberati: è un risultato straordinario, frutto della determinazione della diplomazia internazionale e dell’attuazione della prima parte del Piano di pace del presidente Donald Trump“.
Una dichiarazione che colloca Roma in una posizione di pieno allineamento con Washington, rafforzando il legame con l’amministrazione statunitense nel momento in cui il piano americano ridisegna gli equilibri della regione. L’Italia, ha ribadito Meloni, intende assumere un ruolo attivo nella ricostruzione di Gaza e nel consolidamento del cessate il fuoco.
Tra diplomazia e politica interna
Ma dietro le parole di distensione si intravede anche una risposta politica alle tensioni interne. «La pace si costruisce con i fatti, non con le parole», ha scandito la premier, replicando alle critiche ricevute per la gestione delle manifestazioni pro Gaza e per i commenti sulla missione della Global Sumud Flotilla.
Meloni, che partecipa alla cerimonia di firma a Sharm el Sheikh, ha parlato di “nuova fase” del processo di pace: “Ora bisogna consolidare il cessate il fuoco e dare piena attuazione all’accordo per costruire un futuro di pace e stabilità duratura. L’Italia continuerà a sostenere con convinzione questo percorso”.
Una posizione che segna un cambio di passo nella strategia del governo: da spettatore prudente a protagonista attivo nella definizione del nuovo equilibrio mediorientale.