
È scomparso all’età di 85 anni un sacerdote che per oltre mezzo secolo è stato una figura conosciuta e, in alcuni momenti, controversa all’interno della sua comunità. La notizia della sua morte ha riportato alla memoria un passato difficile, intrecciato a un caso giudiziario che per anni ha segnato un intero territorio. Uomo di profonda fede ma anche al centro di discussioni, la sua storia si lega indissolubilmente a un mistero mai del tutto chiarito.
Chi lo ha conosciuto lo ricorda come un prete energico, sempre impegnato nel sociale e molto legato ai giovani del suo paese. La sua attività pastorale si è svolta tra diverse parrocchie del Veneto e del Ferrarese, dove per decenni ha rappresentato un punto di riferimento spirituale. Tuttavia, il suo nome è rimasto impresso anche nelle cronache per via di un episodio che ha riaperto vecchie ferite nella memoria collettiva.

La morte di don Tiziano Bruscagin e il legame con il caso Branchi
Don Tiziano Bruscagin, originario di Arre, è morto all’Opera della Provvidenza di Sant’Antonio di Sarmeola, nel Padovano. Per oltre trent’anni è stato parroco di Goro, dove è ricordato come una figura carismatica ma anche divisiva, soprattutto per il ruolo che ebbe nel drammatico caso di Willy Branchi, il diciottenne ucciso nel 1988 in circostanze ancora oggi irrisolte.
Fu proprio lui a battezzare e celebrare il funerale del ragazzo, ma molti anni dopo, nel 2014, il suo nome riemerse nelle indagini quando, durante una telefonata a un giornale, fece i nomi di presunti responsabili dell’omicidio, per poi negare tutto davanti ai magistrati. Quella conversazione, però, era stata registrata e gli costò un’indagine per falso davanti al pubblico ministero. In seguito ritrattò, ottenendo l’archiviazione.
Processi, assoluzioni e un mistero mai risolto
La vicenda giudiziaria non si chiuse lì: il sacerdote fu successivamente accusato di calunnia nei confronti delle persone menzionate in quella telefonata. Dopo una condanna in primo grado, arrivò l’assoluzione in appello, che divenne definitiva poiché non venne impugnata. Secondo la legge, dunque, non calunniò nessuno, ma le sue parole continuarono a pesare come un’ombra sul caso Branchi.
Negli ultimi anni, don Bruscagin viveva lontano dai riflettori, segnato dalla malattia ma ancora seguito con affetto da molti parrocchiani. La sua scomparsa chiude una pagina complessa, ma lascia aperti interrogativi mai del tutto chiariti sulla terribile morte di Willy Branchi, un enigma che da quasi quarant’anni attende giustizia. Con lui se ne va un testimone diretto di una vicenda che continua a turbare una comunità intera, tra silenzi, sospetti e una verità che sembra ancora sfuggire.