
Un attacco russo ha colpito un convoglio di aiuti delle Nazioni Unite nel sud dell’Ucraina, in particolare nella regione di Kherson, sollevando una ferma condanna internazionale. Nonostante l’attacco mirato a veicoli chiaramente identificabili con il logo dell’ONU, le autorità ucraine hanno riferito che non ci sono state vittime, un fatto definito “miracoloso” dal governatore locale.
L’incidente ha visto la distruzione parziale di mezzi destinati a consegnare aiuti umanitari. Parallelamente, le forze russe hanno continuato a colpire le infrastrutture energetiche nell’Ucraina centrale, mentre Mosca ha aperto un procedimento penale contro noti oppositori in esilio con l’accusa di terrorismo e tentato colpo di Stato.
La condanna internazionale e i dettagli sull’attacco al convoglio
L’attacco al convoglio del Programma alimentare mondiale (WFP) delle Nazioni Unite è avvenuto nella città di Bilozerka, nella regione meridionale di Kherson. Secondo il governatore dell’oblast, Oleksandr Prokudin, un convoglio composto da quattro veicoli bianchi che trasportavano diverse tonnellate di aiuti è stato deliberatamente preso di mira da droni russi e fuoco di artiglieria. Nonostante la violenza dell’attacco, che ha incendiato un veicolo e danneggiato gravemente un altro, nessuno è rimasto ferito. L’evento ha suscitato una reazione immediata da parte della comunità internazionale.
Il ministro degli Esteri italiano, Antonio Tajani, ha espresso la sua ferma condanna su X, rivelando che sul convoglio era presente anche un funzionario italiano, fortunatamente rimasto illeso. Tajani ha sottolineato come gli attacchi a civili, ospedali e ora a operatori umanitari siano inaccettabili, esortando la Russia a “cessare la violenza e iniziare ad agire da attore responsabile”. Anche l’ONU ha condannato l’attacco come “totalmente inaccettabile”, ribadendo l’importanza del lavoro umanitario in Ucraina e la necessità di rispettare il personale impegnato in tali missioni.
Attacchi alle infrastrutture energetiche in Ucraina centrale
Oltre all’attacco umanitario nel sud, le forze russe hanno condotto attacchi notturni contro le infrastrutture energetiche nelle comunità di Dolynske e Nova Praha, situate nella regione di Kirovohrad, nell’Ucraina centrale. Il governatore dell’oblast di Kirovohrad, Andrii Raikovych, ha confermato gli attacchi, sebbene abbia anche fornito rassicurazioni iniziali.
Secondo le prime informazioni, gli attacchi non hanno causato vittime. Tuttavia, diversi edifici sono stati danneggiati e, in conseguenza dei raid, cinque insediamenti sono rimasti senza elettricità. I servizi di emergenza statali sono stati mobilitati rapidamente, e tutti gli incendi nei siti colpiti sono stati domati. Le operazioni di spegnimento hanno coinvolto un totale di 34 soccorritori e 7 unità di equipaggiamento del servizio di emergenza statale della regione di Kirovohrad, supportati da un corpo dei vigili del fuoco locale. Questo tipo di attacco rientra in una strategia russa più ampia volta a indebolire la resilienza energetica del paese, specialmente con l’avvicinarsi della stagione fredda.
Procedimenti penali in Russia contro oppositori in esilio
Contemporaneamente agli sviluppi sul campo di battaglia, la Russia ha intensificato la sua repressione interna ed esterna contro gli oppositori politici. Il servizio d’intelligence interna russo, l’FSB, ha annunciato l’apertura di un procedimento penale contro diversi noti oppositori russi in esilio. Le accuse sono estremamente gravi: aver cercato di “impossessarsi con la violenza del potere” e aver organizzato un “gruppo terroristico”.
Tra gli accusati spiccano figure di alto profilo, in particolare l’oligarca Mikhail Khodorkovsky. Khodorkovsky, in esilio dal 2013 dopo aver scontato dieci anni di reclusione per frode fiscale e altri reati, era un tempo riconosciuto come l’uomo più ricco della Russia grazie al controllo della compagnia petrolifera Jukos. Il suo arresto e la sua condanna all’inizio degli anni 2000 furono ampiamente visti come una mossa di Vladimir Putin per estromettere i grandi oligarchi dalla sfera politica, specialmente quelli che osavano opporsi al suo potere.
Insieme a Khodorkovsky, le accuse colpiscono diversi fondatori e membri del Comitato contro la guerra, un’organizzazione nata nel 2022. Tra questi figurano l’ex primo ministro Mikhail Kasyanov, l’attivista Vladimir Kara-Murza (già detenuto e condannato in Russia) e il campione di scacchi Garry Kasparov. Questi procedimenti penali rappresentano un chiaro tentativo del Cremlino di silenziare le voci critiche all’estero e di delegittimare qualsiasi sforzo di opposizione, etichettandolo come attività criminale ed eversiva.


