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Che cosa è stato firmato in Egitto? La Casa Bianca pubblica il testo 

Pubblicato: 14/10/2025 07:38

La Casa Bianca ha diffuso il testo integrale del nuovo accordo di pace firmato a Sharm el-Sheikh, un’intesa definita “storica” che coinvolge Israele, Palestina e diversi Paesi mediorientali. “Noi sottoscritti accogliamo con favore l’impegno e l’attuazione davvero storici da parte di tutte le parti dell’Accordo di Pace di Trump, che pone fine a oltre due anni di profonda sofferenza e perdita, aprendo un nuovo capitolo per la regione caratterizzata da speranza, sicurezza e una visione condivisa di pace e prosperità”, si legge nel documento reso pubblico il 13 ottobre. L’accordo, siglato alla presenza di numerosi leader, punta a ristabilire stabilità nella regione e a rilanciare un percorso di riconciliazione tra le comunità divise dal conflitto.

Sostegno all’intesa e alla sicurezza regionale

Nel testo si ribadisce il pieno sostegno alle iniziative di mediazione promosse dal presidente Donald J. Trump, che secondo i firmatari “ha lavorato con sincerità per porre fine alla guerra a Gaza e portare una pace duratura in Medio Oriente”. I capi di Stato coinvolti — tra cui l’egiziano Abdel Fattah El-Sisi, l’emiro del Qatar Tamim bin Hamad Al-Thani e il presidente turco Recep Tayyip Erdogan — si impegnano ad “attuare l’accordo in modo da garantire pace, sicurezza, stabilità e opportunità per tutti i popoli della regione, compresi palestinesi e israeliani”. Una promessa che richiama direttamente le radici del processo di Oslo e le successive iniziative diplomatiche interrotte negli ultimi anni.

Diritti umani e cooperazione per la stabilità

La dichiarazione sottolinea che “una pace duratura sarà una pace in cui sia i palestinesi che gli israeliani potranno prosperare, con i loro diritti umani fondamentali tutelati, la loro sicurezza garantita e la loro dignità rispettata”. Si afferma inoltre che “un progresso significativo emerge attraverso la cooperazione e un dialogo costante”, invitando i governi firmatari a rafforzare i rapporti economici e culturali come strumento di stabilizzazione. Per i promotori dell’accordo, la pace non si costruisce solo con i confini, ma con “legami tra nazioni e popoli che servano gli interessi duraturi della stabilità regionale e globale”.

Il valore storico e spirituale della regione

Uno dei passaggi più toccanti del documento riguarda il riconoscimento del “profondo significato storico e spirituale di questa regione per le comunità religiose le cui radici sono intrecciate con il territorio, tra cui Cristianesimo, Islam ed Ebraismo”. I firmatari dichiarano che “il rispetto per questi sacri legami e la protezione dei loro siti patrimoniali rimarranno fondamentali nel nostro impegno per la coesistenza pacifica”. In tal senso, si prevede un piano comune per la tutela dei luoghi di culto e la promozione del turismo religioso come ponte tra culture.

Lotta all’estremismo e alla radicalizzazione

Un’altra parte cruciale dell’accordo riguarda il contrasto al terrorismo e alle ideologie violente. “Siamo uniti nella determinazione a smantellare l’estremismo e la radicalizzazione in tutte le loro forme. Nessuna società può prosperare quando la violenza e il razzismo sono normalizzati”, recita il testo. Le parti si impegnano a promuovere “l’istruzione, le opportunità e il rispetto reciproco come fondamenti per una pace duratura”. Una chiara risposta ai gruppi estremisti che negli ultimi anni hanno destabilizzato l’area, alimentando odio e divisione.

Diplomazia al posto delle armi

L’accordo ribadisce la volontà comune di “risolvere le controversie future attraverso l’impegno diplomatico e la negoziazione, piuttosto che con la forza o un conflitto prolungato”. “Il Medio Oriente non può sopportare un ciclo persistente di guerre prolungate, negoziati in stallo o l’applicazione frammentaria, incompleta o selettiva di termini negoziati con successo”, affermano i leader, sottolineando la necessità di imparare dalle “tragedie degli ultimi due anni”. Il testo ricorda che “le generazioni future meritano di meglio dei fallimenti del passato”, un messaggio rivolto non solo alle diplomazie ma anche alle opinioni pubbliche.

Tolleranza e pari opportunità

Uno dei punti centrali dell’accordo riguarda la costruzione di società più inclusive. “Ricerchiamo tolleranza, dignità e pari opportunità per ogni persona, garantendo che questa regione sia un luogo in cui tutti possano perseguire le proprie aspirazioni in pace, sicurezza e prosperità economica, indipendentemente da razza, fede o etnia”, si legge nel testo. I firmatari auspicano una “visione globale di pace, sicurezza e prosperità condivisa nella regione, fondata sui principi del rispetto reciproco e del destino comune”.

Relazioni tra Israele e i Paesi arabi

L’intesa guarda anche al futuro delle relazioni tra Israele e i Paesi vicini: “Accogliamo con favore i progressi compiuti nella definizione di accordi di pace globali e duraturi nella Striscia di Gaza, nonché le relazioni amichevoli e reciprocamente vantaggiose tra Israele e i suoi vicini regionali”. Il documento impegna le parti a “lavorare collettivamente per attuare e sostenere questa eredità, costruendo fondamenta istituzionali su cui le generazioni future possano prosperare insieme in pace”.

Un impegno condiviso per il futuro

Il trattato si chiude con un messaggio solenne: “Ci impegniamo per un futuro di pace duratura”. Un impegno che coinvolge quattro leader di rilievo internazionale: Donald J. TrumpAbdel Fattah El-SisiTamim bin Hamad Al-Thani e Recep Tayyip Erdogan. Tutti hanno firmato come garanti di una pace che punta a mettere fine a uno dei conflitti più complessi del nostro tempo. La firma di Sharm el-Sheikh, destinata a entrare nella storia della diplomazia, segna così l’inizio di una nuova fase per il Medio Oriente, dove – come recita il testo – “la speranza e la sicurezza dovranno sostituire il dolore e la paura”.

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