
Il nuovo consiglio regionale della Toscana, ufficializzato nella notte in attesa del via libera della Corte di Appello, segna un cambio significativo nello scenario politico. Il Pd non avrà più una maggioranza autonoma: da solo non supera più la metà dei seggi, un dato che potrebbe complicare il lavoro di Elly Schlein e la gestione della coalizione. La maggioranza sarà rappresentata da quattro liste invece delle due della legislatura precedente, aumentando i problemi di governabilità.
Volti nuovi e conferme nel centrosinistra
Nel centrosinistra, molte riconferme tra gli ex assessori, come Nardini e Marras, mentre emergono nuovi ingressi significativi. Brenda Barnini, ex sindaca di Empoli, e Antonio Mazzeo a Pisa portano rinnovamento, così come i giovani Bernard Dika, 27 anni, e Lorenzo Falchi.
Diletta Fallani e Massimiliano Ghimenti rappresentano invece l’ala più progressista, mentre nella Casa dei Riformisti entrano Stefania Saccardi, Francesco Casini, Federico Eligi e Vittorio Salotti. Anche il M5S ottiene due seggi con Irene Galletti e Luca Rossi Romanelli.
Il Centrodestra resta compatto ma la Lega è ai minimi
Questo quadro mette in evidenza come la pluralità di liste renda necessaria una forte capacità di mediazione da parte del Pd e di Schlein, chiamata a mantenere la coesione tra sensibilità diverse all’interno della coalizione.
Nel centrodestra, Fratelli d’Italia guida la coalizione con 11 consiglieri, Forza Italia ottiene due seggi e la Lega uno solo. Tornano in Consiglio nomi storici come Marcella Amadio e Jacopo Cellai, oltre a Chiara La Porta e Jacopo Maria Ferri come nomi di rilievo. La coalizione di centrodestra resta quindi compatta, con un potenziale ruolo da contrappeso rispetto alle dinamiche interne al centrosinistra.
Impatti politici e possibili scenari
La situazione può mutare ulteriormente in caso di successo del ricorso di Toscana Rossa, la lista di Antonella Bundu che non ha superato la soglia del 5%. In quel caso, un seggio sarebbe sottratto a Fratelli d’Italia, modificando l’equilibrio di forza.
Per Schlein e il Pd, quindi, il rischio di instabilità è reale: il nuovo assetto richiede capacità di alleanza e gestione di una maggioranza più frammentata, per garantire decisioni efficaci e continuità politica nei prossimi cinque anni.