
Il Tribunale civile di Asti ha emesso una sentenza di primo grado di grande rilevanza, riconoscendo il nesso di causa tra la vaccinazione anti-Covid e un grave danno neurologico subito da una donna di 52 anni. La vicenda, portata alla luce dai legali della donna, titolare di una tabaccheria ad Alba (Cuneo), ha visto il Ministero della Salute, che in precedenza aveva respinto la domanda in sede amministrativa, condannato a riconoscere il legame e, di conseguenza, a versare un indennizzo alla parte lesa.
Questo caso sottolinea la complessa dinamica legale e medica che può emergere a seguito di eventi avversi post-vaccinazione e riaccende il dibattito sulla compensazione economica per danni riconosciuti come correlati a trattamenti sanitari obbligatori o raccomandati, come la campagna vaccinale contro il Covid-19. La decisione del Tribunale si è basata su una consulenza tecnica d’ufficio (CTU) che ha accolto la tesi della donna, superando il diniego iniziale del Ministero della Salute.
I dettagli della pronuncia giudiziaria
La sentenza del 26 settembre ha stabilito un importante principio in materia di indennizzo. Il Tribunale ha condannato il Ministero della Salute a riconoscere alla donna un indennizzo pari a circa tremila euro al mese, da versare con cadenza bimestrale. È fondamentale sottolineare, come precisato anche nel testo originale, che si tratta di un indennizzo e non di un risarcimento. La differenza è sostanziale: il risarcimento presuppone l’accertamento di una responsabilità o di un danno ingiusto, implicando una colpa da parte del soggetto obbligato al pagamento. L’indennizzo, al contrario, è una forma di compensazione economica stabilita per legge o da un contratto e non implica necessariamente una colpa da parte del soggetto obbligato.
Nel contesto specifico dei danni da vaccinazione, l’indennizzo è previsto dalla legge 210/92, che riconosce un beneficio economico a coloro che abbiano subìto lesioni o infermità, da cui sia derivata una menomazione permanente dell’integrità psico-fisica, a causa di vaccinazioni obbligatorie o raccomandate. L’importo stabilito riflette la gravità della condizione della donna e mira a fornirle un sostegno economico per affrontare le conseguenze del danno subito.
Il danno neurologico e il vaccino coinvolto
Il grave danno neurologico che ha colpito la donna è stato diagnosticato come mielite trasversa. Questa patologia è una sindrome neurologica infiammatoria che danneggia il midollo spinale, portando spesso a sintomi quali debolezza muscolare, paralisi, alterazioni della sensibilità e problemi a carico della funzione vescicale e intestinale. Nel caso specifico, la donna non può più camminare. Il vaccino somministrato era il Comirnaty, prodotto da Pfizer-Biontech, un vaccino basato sulla tecnologia a mRna. La donna aveva ricevuto le due dosi del vaccino nell’aprile del 2021 e aveva iniziato ad accusare i primi sintomi subito dopo la somministrazione.
La situazione si era aggravata fino a richiedere un ricovero ospedaliero il 10 febbraio 2022 presso l’ospedale di Orbassano (Torino) per una “sospetta mielite di natura infiammatoria”. Un elemento chiave emerso già in fase clinica è la nota inclusa nella lettera di dimissioni del 17 febbraio 2022, dove il medico curante aveva scritto: “Non è escludibile un ruolo scatenante vaccinico“. Questa osservazione medica ha rappresentato il punto di partenza per l’istanza di indennizzo presentata dalla donna.
La motivazione del tribunale
Il Tribunale di Asti ha basato la sua decisione sul riconoscimento del nesso causale tra la somministrazione del vaccino e l’insorgenza della mielite trasversa. Un fattore di peso determinante è stata la ridotta distanza temporale intercorsa tra la vaccinazione e la comparsa dei sintomi. La rapidità con cui il danno neurologico si è manifestato dopo le dosi vaccinali è stata ritenuta un elemento probatorio fondamentale per stabilire la correlazione.
A supporto della sentenza, il Tribunale ha anche fatto riferimento ai dati presenti nel database dell’Aifa (Agenzia italiana del farmaco). Questo database, citato nella sentenza, riportava l’esistenza di 593 casi di mielite trasversa registrati in Italia dopo la vaccinazione fino al 2022, di cui ben 280 associati ai vaccini a mRna. Questa evidenza numerica dimostra che la mielite trasversa non è un evento unico o isolato nel contesto della campagna vaccinale.
I legali della 52enne hanno inoltre evidenziato come studi e dati abbiano individuato “casi isolati in cui il vaccino con virus inattivo e i vaccini di base di mRna hanno provocato sindromi acute di demielinizzazione del midollo spinale, come la sclerosi multipla e la neuromielite ottica“. Queste informazioni rafforzano l’ipotesi che, sebbene rari, possano esserci stati eventi avversi di natura neurologica legati alla vaccinazione. Il processo ha visto la costituzione in contraddittorio del Ministero della Salute e dell’Aifa, rappresentati dall’Avvocatura dello Stato, i quali, nonostante la loro iniziale opposizione in sede amministrativa, sono stati condannati in primo grado. La sentenza, pur non definitiva, rappresenta un precedente giudiziario significativo nel panorama legale italiano relativo ai danni post-vaccino. .