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Garlasco, il mistero del biglietto trovato nell’auto dei Sempio: nuove ombre sull’inchiesta

Pubblicato: 15/10/2025 23:12

La Procura di Brescia continua a indagare su uno dei capitoli più complessi del cosiddetto “Sistema Pavia”, un’inchiesta che potrebbe cambiare la percezione del delitto di Garlasco. Al centro del caso c’è l’ex procuratore aggiunto Mario Venditti, oggi indagato per corruzione in atti d’ufficio, accusato di aver ricevuto somme di denaro – tra i 20 e i 30 mila euro – per favorire Andrea Sempio, amico di Chiara Poggi e ora indagato per omicidio in concorso.

Nel 2017 fu proprio Venditti a chiedere l’archiviazione del fascicolo su Sempio, ritenendo le prove insufficienti. Oggi, però, quella decisione torna a far discutere: secondo gli inquirenti, parte dei pagamenti ricevuti dal magistrato – formalmente indicati come “spese legali” – potrebbe nascondere un accordo illecito. Venditti nega ogni accusa, dichiarando di aver agito “nel pieno rispetto della legge e della propria coscienza”. Anche i legali della famiglia Sempio parlano di “accuse infondate”, sostenendo che le somme “erano destinate a coprire le spese dei consulenti e non certo a corrompere un pubblico ufficiale”.

Perquisizioni e nuovi documenti all’esame degli inquirenti

Le indagini proseguono con un’analisi minuziosa dei movimenti bancari registrati tra il 2016 e il 2019. Il 13 ottobre, al Tribunale del Riesame di Brescia, è stato discusso il ricorso della difesa di Venditti contro il decreto di perquisizione emesso a fine settembre. In quella data, carabinieri e Guardia di Finanza hanno ispezionato l’abitazione del magistrato, le case dei parenti di Sempio e le residenze di due agenti della polizia giudiziaria coinvolti nelle prime indagini.

Nel corso delle perquisizioni sono stati sequestrati documenti apparentemente marginali ma di notevole interesse investigativo: ricevute di bonifici e prelievi in contanti per cifre comprese tra 2.000 e 3.000 euro, un quaderno con annotazioni accanto ai nomi degli avvocati Massimo Lovati e Angela Taccia, e una copia del libro “Processo Garlasco: diritto alla verità” dell’avvocato Gian Luigi Tizzoni – legale della famiglia Poggi – contenente un foglietto con cifre e riferimenti a Lovati e al colonnello Luciano Garofano. Elementi che potrebbero rivelare collegamenti finora mai emersi tra l’indagato e chi lo aveva difeso nel 2017.

Andrea Sempio e il caso Garlasco

Il biglietto ritrovato nella Suzuki dei Sempio

Tra gli oggetti sequestrati, uno in particolare ha attirato l’attenzione degli inquirenti: un piccolo biglietto rinvenuto nel portaoggetti della Suzuki dei genitori di Sempio. Sul foglietto, ora agli atti, c’è scritto: “118 stesa sul pavimento in fondo alle scale Stasi chiama cc 12-13”. Parole brevi ma inquietanti, che richiamano la scena del crimine di via Pascoli, dove Chiara Poggi fu trovata senza vita ai piedi delle scale della sua abitazione.

Giuseppe Sempio ha dichiarato di essere l’autore del biglietto, spiegando di averlo scritto “solo per fissare un dettaglio del caso che mi aveva colpito”. Una giustificazione che, tuttavia, non ha convinto del tutto gli investigatori, i quali ipotizzano che quel foglio possa celare riferimenti a dinamiche interne alle prime fasi dell’indagine.

Andrea Sempio durante le indagini sul caso Garlasco

Appunti, denunce e nuovi collegamenti

Nell’abitazione dei Sempio sono stati trovati anche altri appunti, tra cui uno con la scritta “Chiamate vs Fisso Poggi”, che potrebbe indicare contatti telefonici con l’abitazione della vittima. Insieme a questi, è stata rinvenuta la copia di una denuncia del 2017 presentata dalla famiglia Sempio contro lo studio legale Giarda – ex difensori di Alberto Stasi – e la relazione dei carabinieri di Parma redatta subito dopo l’omicidio del 2007. Tutti elementi che, riuniti in un unico fascicolo, delineano un quadro complesso e ricco di connessioni rimaste finora nell’ombra.

Andrea Sempio, indagato nel caso Garlasco
Chiara Poggi, vittima del delitto di Garlasco

Un’inchiesta che potrebbe riaprire il caso Garlasco

La Procura di Brescia procede con discrezione, consapevole di trovarsi di fronte a un’indagine che va ben oltre la semplice ipotesi di corruzione. Gli esiti delle perquisizioni e l’analisi dei flussi di denaro potrebbero non solo ridefinire la posizione di Mario Venditti, ma anche riaprire – seppur indirettamente – la complessa vicenda giudiziaria di Garlasco. Una storia che, a quasi vent’anni di distanza, sembra custodire ancora molti segreti.

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