
Nonostante le attese, il valico di Rafah tra Egitto e Striscia di Gaza non riaprirà oggi. Lo ha riferito una fonte della sicurezza israeliana citata da Ynet, precisando che non è prevista neanche una riapertura nelle prossime ore. L’accesso resta quindi bloccato per l’ingresso degli aiuti umanitari, mentre 600 camion stanno transitando attraverso il valico di Kerem Shalom, secondo quanto stabilito dall’accordo attualmente in vigore tra Israele e Hamas.
Una versione che però si scontra con quanto riferito stamattina dall’emittente israeliana Kan, secondo cui il governo di Netanyahu avrebbe deciso di annullare le sanzioni previste per oggi sulla Striscia, comprese le restrizioni agli aiuti e la chiusura di Rafah. Il gesto, secondo Kan, sarebbe arrivato in seguito alla restituzione da parte di Hamas di quattro corpi di ostaggi deceduti, anche se uno di questi — secondo fonti israeliane — non sarebbe in realtà tra i rapiti riconosciuti.

Intanto, sul fronte diplomatico, l’Autorità Nazionale Palestinese si dice pronta ad assumere la gestione del valico di Rafah. Lo ha confermato Mohammad Shtayyeh, inviato speciale del presidente Mahmoud Abbas, affermando: “Abbiamo notificato a tutte le parti che siamo pronti a intervenire per gestire il passaggio”. La mossa è vista come un tentativo di tornare a essere un interlocutore chiave nella fase di transizione post-bellica.
In Italia, il ministro degli Esteri Antonio Tajani ha riferito che il presidente dell’Anp Abu Mazen sarà a Roma il 7 novembre. Lo ha annunciato durante un’informativa urgente sul Medio Oriente al Senato, spiegando che il governo italiano punta su “una politica di ascolto e di soluzioni”. Tajani ha inoltre anticipato la partecipazione della ministra degli Esteri palestinese Varsen Aghabekian ai Dialoghi Mediterranei di Napoli.
Sempre Tajani, intervenendo anche alla Camera, ha dichiarato che il riconoscimento di uno Stato palestinese da parte dell’Italia è “oggi più vicino”, a condizione che Gaza sia liberata da Hamas e affidata a una governance internazionale provvisoria. “L’Italia – ha aggiunto – riconoscerà una Palestina libera, sovrana e pacifica, quando ci saranno le condizioni”. Il ministro ha proposto anche l’arrivo in Italia di bambini da curare e studenti da formare, come gesto concreto verso quella prospettiva.
Sul campo, il ministro della Difesa israeliano Israel Katz ha dichiarato che l’esercito continuerà a presidiare le linee di schieramento previste dal cessate il fuoco, avvertendo che “chi si avvicina verrà preso di mira”. Secondo quanto riportano i media israeliani, ieri alcuni civili palestinesi sarebbero stati colpiti per essersi avvicinati troppo alle truppe.
In parallelo, si accende il fronte della protesta in Europa: sciopero generale oggi in Spagna a sostegno della Palestina. La mobilitazione, convocata da sindacati e collettivi, ha previsto cortei e manifestazioni in oltre 40 città, tra cui Madrid, dove è stato organizzato un corteo dalla stazione di Atocha. I due principali sindacati spagnoli, Ugt e Ccoo, hanno aderito con uno sciopero simbolico di due ore per turno di lavoro.
Infine, secondo fonti diplomatiche riportate dalla Deutsche Welle, Israele potrebbe accettare la partecipazione dell’Italia nel futuro Consiglio per Gaza previsto dal piano Trump, mentre mostrerebbe riserve su Francia e Regno Unito, che hanno già riconosciuto lo Stato palestinese. L’Italia, ritenuta più equilibrata, sarebbe vista da Tel Aviv come un partner accettabile in un eventuale organismo di transizione o supervisione internazionale.