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“Mi hanno spogliata e poi…”. Greta Thunberg il racconto shock sulla prigionia in Israele

Pubblicato: 15/10/2025 17:37

Greta Thunberg rompe il silenzio e racconta per la prima volta l’esperienza vissuta a bordo della Global Sumud Flotilla, l’iniziativa civile internazionale che lo scorso settembre ha tentato di rompere il blocco navale imposto da Israele su Gaza per consegnare aiuti umanitari. In una lunga intervista rilasciata al quotidiano svedese Aftonbladet, l’attivista climatica denuncia abusi fisici e psicologici subiti durante la detenzione in Israele, dopo che la flottiglia è stata intercettata in acque internazionali.

La valigia imbrattata e le prime umiliazioni

Thunberg inizia il racconto da quello che definisce “l’episodio più leggero” tra quelli subiti: la valigia imbrattata con scritte offensive, tra cui la parola “whore” e un disegno osceno, accanto a una bandiera israeliana. Poi l’attivista svedese descrive episodi di violenza fisica e insulti sessisti. «Sono stata trascinata, presa a calci e insultata», racconta. «Mi hanno afferrata, trascinata, strattonata, mi hanno presa a calci e spinta contro le pareti. Mi hanno coperta con una bandiera israeliana per provocarmi e quando cercavo di scostarla, mi gridavano contro: “Non toccarla!”». L’attivista, nota per le sue battaglie ambientali, aggiunge che le guardie la deridevano in più lingue, anche in svedese: «Mi cantavano contro “Greta pu**ana” e ridevano».

Detenzione in condizioni “disumane”

La giovane ambientalista racconta di essere stata detenuta in condizioni estremamente dure. «Faceva un caldo infernale, l’acqua potabile era limitata e quella disponibile usciva da un rubinetto accanto al water, con qualcosa di marrone nel tubo», spiega. «Alcuni detenuti venivano messi in gabbie all’aperto, sotto il sole, senza possibilità di sedersi». Thunberg sostiene di aver avuto gravi difficoltà a contattare la sua famiglia e l’ambasciata svedese, che sarebbe intervenuta solo dopo giorni: «Il governo svedese non ha fatto abbastanza». Secondo la sua versione, le sarebbe stato negato anche l’accesso immediato ai legali della missione.

“Mi hanno spogliata per umiliarmi”

L’attivista denuncia inoltre una perquisizione degradante: «Mi hanno spogliata completamente, senza alcuna privacy. Era chiaramente un atto di umiliazione, non una procedura di sicurezza. Ridevano, facevano commenti sul mio corpo». Thunberg racconta che durante la perquisizione non era presente alcuna agente donna, e che l’episodio è stato vissuto come una violenza psicologica: «Non avevo armi, non avevo nulla. Era solo un modo per farmi sentire vulnerabile, impotente». Gli avvocati che seguono la Global Sumud Flotilla sostengono che tali pratiche costituiscano violazioni del diritto internazionale sui detenuti politici e umanitari.

“Ci dicevano: vi gasseremo”

Greta prosegue il suo racconto citando episodi di minacce e intimidazioni: «Quando qualcuno sveniva, bussavamo alle gabbie e chiedevamo un medico. Poi arrivavano le guardie e dicevano: “Vi gasseremo”. Era normale che lo dicessero. Sollevavano una bombola di gas e minacciavano di premercela contro». L’attivista precisa che, nonostante tutto, non si considera una vittima: «Il mio privilegio di cittadina europea mi ha protetta da abusi peggiori. Ma se questo è il trattamento riservato a noi, che abbiamo visibilità e passaporti occidentali, possiamo solo immaginare cosa accade ogni giorno ai palestinesi lontano dalle telecamere».

“Il nostro era un viaggio umanitario, non un atto politico”

Thunberg ribadisce che la missione della flottiglia era puramente pacifica: «Trasportavamo cibo, medicine e forniture mediche. Era una missione umanitaria. Nessun atto illegale». Secondo gli osservatori internazionali, le navi sono state abbordate con la forza dalla marina israeliana in acque internazionali, nonostante le proteste dei legali e delle organizzazioni coinvolte.

Greta e la nuova fase del suo attivismo

Dopo anni trascorsi al centro del movimento per la giustizia climatica, la ventiduenne sembra oggi pronta a un’evoluzione del suo impegno. «Il colonialismo, l’oppressione e la devastazione ambientale sono intrecciati. Combattere per la giustizia climatica significa anche opporsi all’apartheid», afferma. Dal governo israeliano non è arrivata nessuna risposta ufficiale alle accuse, mentre il Ministero degli Esteri svedese ha confermato soltanto che «la cittadina svedese è stata assistita nel rispetto dei protocolli». Un silenzio che lascia aperti molti interrogativi su ciò che è realmente accaduto durante e dopo l’arresto di Greta Thunberg.

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