
Il voto in Toscana ha lasciato il segno. Ma i malumori nella Lega covavano da tempo, ben prima che le urne parlassero. Ora, con l’avvicinarsi del Consiglio federale convocato a Milano, le tensioni interne si fanno più evidenti. Sotto i riflettori non ci sono solo i numeri delle regionali, ma una questione che molti dirigenti definiscono ormai urgente: mettere fine alle strutture parallele che fanno capo al generale Roberto Vannacci e al suo movimento “Il mondo al contrario”.
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Nel partito cresce l’irritazione per la frammentazione organizzativa che, secondo diversi esponenti, indebolisce la forza del messaggio politico. “La Lega deve essere una sola”, osserva un senatore di via Bellerio, denunciando la confusione e i contenziosi interni nati proprio a causa dei “Vannacci Team” sparsi in tutta Italia.
L’appuntamento di martedì a Milano, convocato “in presenza” per dare un segnale al Nord, potrebbe rappresentare il momento di svolta. All’ordine del giorno, oltre al dossier economico sulla Legge di bilancio 2026, anche le proposte su sicurezza, Islam e un nuovo decreto immigrazione. Ma tra i partecipanti serpeggia la volontà di affrontare il nodo Vannacci e arrivare, se possibile, a una soluzione condivisa con il segretario Matteo Salvini.

Segnali di cambiamento, ma nessuno strappo con Salvini
La gestione della questione Vannacci non dovrebbe avvenire in rottura con la leadership. “Si tratta di trovare una soluzione, non di mettere Salvini in discussione”, chiarisce una fonte di primo piano del partito. Tuttavia, il pressing per una ricomposizione unitaria è forte e trasversale. Il malessere è diffuso tra i governatori, i parlamentari storici e anche tra i vertici locali.
Le parole dell’esponente di Fratelli d’Italia Giovanni Donzelli, che ha evitato di entrare nel merito ma ha ricordato i tempi in cui Salvini guidava in prima persona le campagne elettorali con risultati ben diversi, non sono passate inosservate. Anche Francesco Filini, altro dirigente di FdI, ha auspicato che la Lega resti “una forza forte nella coalizione”, lasciando intendere l’interesse dell’alleato per una maggiore stabilità interna nel Carroccio.
Secondo alcuni dirigenti, Salvini avrebbe già compreso la necessità di ridimensionare il ruolo di Vannacci, anche per ricompattare la base e rilanciare l’identità originaria del partito. Per altri, invece, il generale avrebbe ricevuto rassicurazioni dal leader. Intanto, la linea ufficiale è quella della compattezza, e il segretario tornerà a chiedere che “tutti remino nella stessa direzione”.
La base nordista reclama autonomia e territorio
Il dibattito interno non è solo una questione di equilibri personali. A emergere è una richiesta di ritorno ai temi fondanti della Lega: autonomia, federalismo e valorizzazione del territorio. Lo dice chiaramente il capogruppo alla Camera Riccardo Molinari, secondo cui il problema in Toscana è stato anche la scelta di escludere la classe dirigente locale dalla campagna elettorale.
Un messaggio rilanciato anche da Massimo Garavaglia, che si smarca da una “Lega triste e arrabbiata” e rivendica l’esempio del “buon governo di Giorgetti e Zaia”. Più netto il presidente della Lombardia, Attilio Fontana, che affonda il colpo: “La Lega deve continuare a essere il partito della gente. Forse bisogna rivedere qualcosa in questo ambito”.
E proprio Luca Zaia continua a rappresentare un punto di riferimento per l’anima autonomista del partito. Il governatore del Veneto, che ha già annunciato di non volersi ricandidare, resta però centrale nel dibattito interno, tanto da essere indicato come possibile capolista alle prossime elezioni. Anche se, sul simbolo, è stato netto: “Se sono un problema, vedrò veramente di crearlo questo problema”.

Verso l’autonomia differenziata: un banco di prova per la coesione
Tra le prossime battaglie della Lega, il tema dell’autonomia differenziata torna centrale. Una questione che, almeno sulla carta, dovrebbe ricompattare le diverse anime del partito. Ma anche su questo fronte i tempi sono delicati. L’ipotesi è che le intese sulle materie non Lep con le Regioni interessate possano chiudersi dopo le elezioni regionali, anche se alcuni spingono per un’accelerazione prima del varo della Legge di bilancio.
Nel frattempo, il partito si prepara alla manifestazione del 14 febbraio, già in agenda. Ma prima, martedì, al Consiglio federale di Milano, il confronto potrebbe entrare nel vivo. E lì, lontano dai microfoni, sarà più chiaro se il caso Vannacci resterà un tema sospeso o sarà davvero il punto di partenza per un riequilibrio interno e una nuova fase per la Lega.