
Otto editoriali pubblicati dal Quotidiano del Popolo tra il 30 settembre e il 7 ottobre hanno fornito un quadro nitido delle intenzioni di Xi Jinping su economia e relazioni con gli Stati Uniti. I pezzi sono firmati da un “fantasma”, perché Zhong Caiwen non esiste.
In realtà, gli interventi rappresentano la voce del Dipartimento propaganda e della Commissione finanziaria ed economica centrale, che hanno scelto la forma dell’editorialista immaginario per inviare messaggi mirati sia ai lettori interni sia agli osservatori internazionali.
La serie di articoli si concentra sull’innovazione tecnologica, la crescita di alta qualità e la transizione verde, temi che segnano il nuovo Piano quinquennale cinese 2026-2030. Lo scopo è rassicurare il pubblico domestico sulle priorità del Partito e allo stesso tempo comunicare a Washington e all’Europa che la Cina non teme le pressioni economiche e continuerà a essere un attore centrale e in espansione nei mercati globali.
Washington e le carte coperte di Pechino
Il momento è delicato: i rapporti tra Cina e Stati Uniti si sono recentemente inaspriti, tra minacce sulle terre rare e paventati dazi al 100% sui prodotti cinesi. Gli editoriali, tradotti anche in inglese, rappresentano un segnale diplomatico indiretto.
Secondo alcuni analisti, Xi gioca duro perché ritiene che Trump non voglia compromettere Wall Street e perché vuole mostrarsi forte di fronte al Quarto Plenum del Partito, in programma a Pechino il 20 ottobre. L’incontro con gli Usa a Seul durante il vertice Apec potrebbe servire a stemperare le tensioni, ma entrambe le parti restano in allerta.

Priorità interne e strategia economica
I testi di Zhong Caiwen delineano obiettivi chiave: migliorare l’integrazione tra popolazione urbana e rurale, sostenere la transizione industriale verde, promuovere la prosperità condivisa. Allo stesso tempo, ammettono che la domanda interna resta debole e che ci sono pressioni deflazionarie, confermando anche la strategia di Pechino di mantenere l’export verso l’Europa come volano di crescita.
L’editorialista invita inoltre a non dare credito alle “strane teorie” sulla crisi cinese, sottolineando la resilienza del Paese: “La Repubblica popolare è un oceano, non uno stagno“. Un’affermazione di forza e sicurezza di sé che va ascritta direttamente ai vertici del governo di Pechino.
Un linguaggio calibrato per il mondo e per Pechino
La scelta di pubblicare editoriali sia in mandarino sia in inglese dimostra l’abilità di Pechino nell’usare la stampa come strumento di politica estera. La Cina comunica così le sue linee strategiche senza esporre direttamente i leader, manda segnali agli investitori e al contempo rafforza la legittimazione interna di Xi Jinping in vista del Plenum.
In sintesi, i messaggi in codice sono un miscuglio di politica interna, diplomazia economica e narrativa globale, e hanno lo scopo di chiarire la posizione cinese rispetto ai rapporti con gli usa e il mondo occidentale. E, naturalmente, hanno l’obiettivo di consolidare l’immagine della Cina come superpotenza resiliente e lungimirante.