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“Tu come Giulia Tramontano!”. Italia, l’atroce promessa fatta alla ex: ora la scoperta terrificante

Pubblicato: 23/10/2025 10:25
tu come Giulia Tramontano

Per nove lunghi mesi ha vissuto nel terrore, costretta a convivere con il timore costante di essere aggredita. Una donna residente in un paese del sud senese è stata vittima di un incubo fatto di minacce, insulti e ossessioni da parte dell’ex compagno, un uomo residente in un comune della Valdichiana aretina, oggi finito sotto inchiesta per atti persecutori. La misura del braccialetto elettronico è stata applicata nei suoi confronti dopo una serie di episodi documentati, che hanno mostrato un crescendo di violenza verbale e psicologica.
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Ti faccio fuori come quella ragazza che è stata uccisa con 37 coltellate”, avrebbe detto l’uomo durante una delle tante discussioni, evocando l’omicidio di Giulia Tramontano, la giovane donna uccisa nel maggio 2023 a Senago, in provincia di Milano. Una frase che non lascia spazio a interpretazioni e che, secondo l’accusa, rappresenta il punto più estremo di una condotta persecutoria che ha segnato profondamente la vita della vittima.

Le minacce e le prove raccolte

I fatti contestati risalgono al periodo compreso tra giugno 2023 e la primavera del 2024. La donna, come emerso dalle indagini, ha registrato numerose conversazioni telefoniche in cui l’uomo non solo la insultava e la denigrava, ma arrivava a vantarsi di avere «istinti omicidi». In più occasioni le avrebbe ricordato di conoscere bene la sua abitazione, avvertendola di “guardarsi le spalle”.

Le registrazioni, oggi agli atti dell’inchiesta, sono considerate dagli investigatori prove decisive. Emergono da esse non solo le minacce dirette, ma anche un costante controllo morboso, fatto di messaggi, appostamenti e insinuazioni. A marzo 2024, il clima di paura è esploso definitivamente con un messaggio inviato tramite i social: “Sei una morta che cammina”. Una frase glaciale che ha convinto la donna a rivolgersi subito alle autorità, mettendo fine al silenzio e chiedendo protezione.

Un caso che richiama il dramma della violenza di genere

Il riferimento esplicito a Giulia Tramontano, la giovane uccisa dal compagno con 37 coltellate, ha reso la vicenda ancora più drammatica e simbolica. L’uomo, secondo quanto riferito in aula, avrebbe utilizzato quel terribile femminicidio come strumento di intimidazione, paragonando la sua ex alla vittima e lasciando intendere di poter fare lo stesso. Una violenza psicologica che, come hanno sottolineato gli inquirenti, ha avuto un effetto devastante sulla donna, costretta a vivere in uno stato di continua ansia e paura per la propria incolumità.

Il caso mette nuovamente in evidenza quanto le minacce e le persecuzioni possano trasformarsi in una trappola invisibile, in grado di distruggere la quotidianità di chi le subisce. Secondo la ricostruzione dell’accusa, l’uomo non ha mai accettato la fine della relazione e ha progressivamente alzato il livello della sua aggressività, arrivando a usare parole e riferimenti che evocano delitti di cronaca ben noti.

La testimonianza in tribunale e la decisione del giudice

Nei giorni scorsi, la donna si è presentata in tribunale, accompagnata dalla sua legale, l’avvocato Maria Teresa Fasanaro, per affrontare una delle udienze più delicate del processo. Davanti al giudice per l’udienza preliminare Sonia Caravelli, ha ripercorso mesi di violenze psicologiche e paura, confermando punto per punto le accuse e descrivendo il clima di terrore in cui aveva vissuto.

L’imputato, sottoposto al braccialetto elettronico, è ora in attesa della sentenza, che il giudice ha fissato per l’inizio del nuovo anno. L’accusa, sostenuta dalla procura, contesta il reato di atti persecutori (stalking), aggravato dal carattere delle minacce e dalla presenza di un figlio comune, la cui riconsegna è stata in più occasioni teatro di insulti e intimidazioni.

Un segnale contro la violenza sulle donne

Il caso della Valdichiana è l’ennesimo episodio che riporta al centro del dibattito pubblico la necessità di tutelare concretamente le vittime di violenza di genere e di intervenire prima che le minacce si trasformino in tragedia. L’applicazione del braccialetto elettronico rappresenta una misura di contenimento, ma anche un segnale di attenzione da parte della magistratura verso un fenomeno in crescita.

La storia di questa donna, che ha avuto il coraggio di denunciare e di affrontare in aula il suo persecutore, diventa così l’ennesima testimonianza di quanto sia fondamentale la prevenzione, la protezione delle vittime e una rete di supporto efficace. Perché dietro quelle parole di odio e controllo, spesso, si nasconde il rischio concreto di una violenza irreparabile.

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Ultimo Aggiornamento: 23/10/2025 10:26

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