
Il presidente ucraino Volodymyr Zelensky ha aperto alla possibilità di un congelamento del fronte di guerra come primo passo verso un accordo di pace. Durante una visita in Norvegia, mercoledì 23 ottobre, ha definito «un buon compromesso» l’ipotesi di fermare le ostilità lungo le linee attuali, precisando che non si tratterebbe di una resa ma di un cessate il fuoco «necessario per avviare qualsiasi trattativa».
Zelensky ha spiegato di aver discusso la proposta anche con il presidente statunitense Donald Trump, che in questi giorni ha rilanciato un piano per porre fine al conflitto partendo dalla situazione sul terreno. «Non sono sicuro che Putin accetterà, ma credo che sia un primo passo realistico», ha dichiarato il leader ucraino, sottolineando che la Russia «non mostra alcuna intenzione di fermare gli attacchi».
Da Kiev ribadiscono che solo una pressione coordinata di Europa e Stati Uniti potrà spingere Mosca verso un cessate il fuoco stabile. Intanto è arrivato il via libera all’invio del sistema Patriot all’Ucraina, mentre le nuove sanzioni sui colossi del petrolio russi stanno alimentando la tensione con il Cremlino. Il vicepresidente del Consiglio di sicurezza russo, Dmitry Medvedev, ha scritto su Telegram che gli Stati Uniti «sono ormai gli avversari dichiarati».
La portavoce del ministero degli Esteri russo, Maria Zakharova, ha affermato che Mosca resta «aperta ai contatti» con il Dipartimento di Stato americano, in linea con gli accordi della telefonata del 16 ottobre tra Putin e Trump, nonostante la cancellazione del possibile incontro tra i due a Budapest.
Da parte ucraina, il capo dell’ufficio presidenziale Andriy Yermak ha confermato che Trump ha dato il suo ok al trasferimento dei sistemi di difesa aerea Patriot a Kiev. «La cosa più importante è che Trump abbia dato il via libera, quindi le questioni sono ora per lo più tecniche», ha dichiarato Yermak, aggiungendo che sul dossier dei missili Tomahawk «il dialogo è in corso e non direi che la porta sia chiusa».
Sul fronte europeo, l’Unione europea ha approvato il diciannovesimo pacchetto di sanzioni contro la Russia, con nuove misure mirate al settore energetico, in particolare all’export di gas naturale liquefatto (Gnl), e restrizioni alla libertà di movimento dei diplomatici russi nei Paesi membri.
«È un grande giorno per l’Europa e per l’Ucraina», ha dichiarato il ministro degli Esteri danese Lars Løkke Rasmussen, sottolineando che «l’impatto sarà concreto». Giunto a Bruxelles per il Consiglio Europeo, Zelensky ha ringraziato i Ventisette e invitato altri Paesi ad aderire alle misure restrittive: «Queste sanzioni sono cruciali, dobbiamo continuare a fare pressione sulla Russia. È un segnale forte anche per il resto del mondo».
L’Alta rappresentante Ue Kaja Kallas ha concluso che le restrizioni «stanno rendendo sempre più difficile per Putin finanziare questa guerra».