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Addio a Mauro Di Francesco, gli ultimi anni difficilissimi: “Sciacquatevi la bocca”

Pubblicato: 25/10/2025 15:20
Mauro Di Francesco sorridente in uno scatto d’archivio

È stato il volto allegro della commedia italiana, l’amico inseparabile di Diego Abatantuono e uno dei simboli di un’epoca in cui il cinema faceva ridere con leggerezza e cuore. Oggi l’Italia saluta Mauro Di Francesco, scomparso a 74 anni dopo una lunga malattia. Dietro la sua ironia contagiosa si nascondeva una storia di forza e fragilità, vissuta con la dignità di chi non ha mai smesso di credere nel proprio talento.

Mauro Di Francesco giovane sul set di un film

Un talento nato tra palcoscenici e sogni milanesi

Non tutti sanno che Mauro Di Francesco era un vero enfant prodige. Nato a Milano nel 1951, debutta a soli cinque anni accanto al Mago Zurlì, alias Cino Tortorella. Da quel momento il palcoscenico diventa la sua seconda casa. A 15 anni entra nella compagnia del grande Giorgio Strehler, diventando il più giovane allievo del Piccolo Teatro di Milano. “Mi faceva interpretare il principe di Galles ne Il gioco dei potenti”, ricordava con orgoglio.

Quando qualcuno lo definiva un attore di “filmetti leggeri”, lui rispondeva con la sua ironia inconfondibile: “Prima di parlare, sciacquatevi la bocca e informatevi.” Una frase che resta il simbolo della sua autenticità e del suo amore per il mestiere.

Dalla comicità al mito degli anni Ottanta

Gli anni ’80 sono stati la sua età d’oro. Di Francesco diventa uno dei protagonisti assoluti della commedia all’italiana con titoli cult come Sapore di Mare, I Fichissimi, Vado a vivere da solo, I ragazzi della 3ª C e Attila flagello di Dio. Sul set e nella vita condivideva risate e notti milanesi con Massimo Boldi, Jerry Calà e Diego Abatantuono: una squadra di amici e artisti che ha scritto un pezzo di storia dello spettacolo italiano.

Ma oltre alla fama e al successo, c’erano anche gli eccessi. “Situazioni assurde, tavoli pieni, vassoi d’argento stracolmi… sembrava di vedere un film in stile Scarface”, raccontava con un sorriso amaro, ricordando gli anni folli di quella generazione.

Le ombre dietro il sorriso: la malattia e la rinascita

Sotto la superficie di leggerezza, Mauro Di Francesco nascondeva un’anima sensibile e complessa. Negli anni non ha mai avuto paura di parlare dei suoi problemi di salute e delle battaglie affrontate. “Mai una pera, qualche canna, la cocaina l’ho provata una sola volta e poi ho lasciato perdere”, aveva confidato. Ma l’alcol fu un nemico più subdolo: “Nel mio caso non è un problema di quantità — dicevano i miei medici — ero proprio predisposto.”

Un trapianto di fegato gli salvò la vita, ma ne segnò per sempre il corpo e la carriera. Da allora, la sua esistenza fu una continua ricerca di equilibrio tra la voglia di vivere e il bisogno di ritrovare se stesso lontano dai riflettori.

Mauro Di Francesco in uno dei suoi ultimi scatti pubblici

Un addio silenzioso, tra ricordi e amicizie senza tempo

Negli ultimi anni, Di Francesco aveva scelto la tranquillità della Toscana, lontano dal clamore del cinema. Viveva con discrezione, ma non aveva perso il suo spirito brillante. Il suo ultimo film, Odissea nell’ospizio (2017), diretto dall’amico Jerry Calà, è stato un commovente saluto al pubblico: una commedia dolceamara sull’amicizia e sul tempo che passa.

Raccontava con sincerità gli anni difficili e le lezioni di vita: “Sono rimasto sveglio tre giorni, dormivo da mia nonna e mi ripetevo: ‘Io non sono fatto per quella roba’. È stato un periodo assurdo, ma anche pieno di vita.” Parole che oggi suonano come un testamento di autenticità, da un artista che ha saputo far sorridere l’Italia e affrontare il dolore con coraggio.

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