
Il mondo del cinema italiano piange la scomparsa di Mauro Di Francesco, uno dei volti più amati della commedia anni Ottanta. L’attore milanese, celebre per la sua ironia spontanea e il sorriso contagioso, è morto a 74 anni in ospedale, come riportato da TaorminaNews24.
Da circa un mese era ricoverato per alcune complicazioni di salute. Le sue condizioni erano fragili già da tempo: vent’anni fa aveva subito un trapianto di fegato, un intervento che gli aveva permesso di continuare a vivere ma che aveva segnato profondamente la sua carriera e la sua vita personale.
Un talento nato sul palcoscenico
Nato a Milano nel 1951, Mauro Di Francesco aveva la recitazione nel DNA. Figlio di una sarta e di un direttore di palcoscenico, respirava teatro fin da bambino. La sua prima grande occasione arrivò nel 1966 con la compagnia di Giorgio Strehler, dove recitò accanto a Valentina Cortese. Solo due anni dopo debuttò in Rai nello sceneggiato “La freccia nera”, interpretando il giovane Robby: un ruolo che lo fece conoscere al grande pubblico.

Negli anni Settanta il suo talento comico esplose nei cabaret milanesi. In coppia con Livia Cerini calcò i palchi più vivaci della città, fino a entrare nel leggendario “Gruppo Repellente” di Enzo Jannacci e Beppe Viola. In quell’ambiente creativo lavorò al fianco di Diego Abatantuono, Massimo Boldi, Giorgio Faletti e molti altri. Era la Milano che rideva, quella delle battute fulminanti e dei personaggi nati per caso, ma destinati a restare nel cuore del pubblico.
Il successo al cinema e la consacrazione come icona pop
Il grande successo arrivò negli anni Ottanta, quando Mauro Di Francesco divenne un volto familiare del cinema italiano. Da “I Fichissimi” di Carlo Vanzina a “Attila flagello di Dio” di Castellano e Pipolo, passando per “Sapore di mare 2 – Un anno dopo” e i due “Abbronzatissimi”, le sue interpretazioni hanno segnato un’epoca. “Maurino”, come lo chiamavano tutti, rappresentava il ragazzo milanese ironico e un po’ imbranato, quello che riusciva sempre a far ridere anche nei momenti più semplici.

Negli anni successivi continuò a lavorare tra cinema e televisione, comparendo in film come “Il barbiere di Rio”, “Gli inaffidabili” e “Eccezzziunale veramente – Capitolo secondo… me”. Sul piccolo schermo partecipò a serie tv di successo come “I ragazzi della 3ª C”, “Tutti in palestra” e “Grand Hotel”. Sempre riconoscibile, sempre autentico: il suo sorriso rimaneva la firma di una comicità leggera e sincera.

Una vita lontano dai riflettori
Negli ultimi anni, Mauro Di Francesco aveva scelto la tranquillità della Toscana, lontano dal clamore dei set. Con la sua solita ironia raccontava: “Mi hanno cercato tanti, avrò detto almeno venti no. Mi muoverei soltanto se mi chiamassero Sorrentino o Tornatore, Pupi Avati, magari Quentin Tarantino. Allora ci ripenserei…”. Una frase che oggi suona come un addio gentile, il saluto di un attore che aveva dato tutto e sapeva quando era il momento di fermarsi.
Con la sua scomparsa se ne va un pezzo di quella commedia italiana che univa ironia e malinconia, semplicità e talento. Mauro Di Francesco lascia il ricordo di un uomo autentico, amato da colleghi e pubblico, capace di raccontare con un sorriso un’Italia più leggera, ma piena di umanità.


