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Crisi senza fine per la Juventus: Tudor è ormai solo

Pubblicato: 26/10/2025 23:08

La Juventus affonda, e questa volta senza più attenuanti. La sconfitta con la Lazio è l’ennesima prova di un crollo che non è più solo tecnico ma identitario. Una squadra smarrita, svuotata, incapace di reagire anche di fronte all’evidenza. E ora Igor Tudor si ritrova di fatto appeso a un filo: la fiducia della società è ai minimi, lo spogliatoio è freddo, la curva ha smesso di difenderlo. Quella che doveva essere la stagione della ricostruzione rischia di diventare l’ennesima resa.

Contro la Lazio la Juventus non ha mai dato l’impressione di poter vincere. È mancato tutto: ritmo, idee, cattiveria, gioco collettivo. Solo errori, nervosismo e una sensazione di impotenza. Tudor parla di “episodi”, ma la realtà è che la squadra non ha un’identità. Non c’è un piano offensivo, non c’è una fase difensiva solida, non c’è nemmeno una leadership in campo. I numeri sono impietosi: non si vince da settimane, si segna con fatica e si subiscono gol sempre uguali, sempre per disattenzioni banali.

Una squadra che non gioca più

Nel gruppo si avverte un logoramento evidente. I senatori sono silenziosi, i giovani appaiono spaesati, e le scelte tecniche del mister non convincono più nessuno. I cambi tattici frequenti, la gestione dei ruoli, le panchine eccellenti e la comunicazione ruvida hanno scavato distanza. Tudor, arrivato con l’idea di riportare disciplina e intensità, ha finito per isolarsi. Il suo messaggio non passa più, e chi lo ascolta lo fa per dovere, non per convinzione.

Dalla dirigenza non filtrano segnali ufficiali, ma la sensazione è chiara: la pazienza è finita. La Juventus si aspettava un’identità, non risultati immediati, ma neppure questo è arrivato. In campo non si riconosce un’idea di squadra, e fuori il tecnico croato sembra avere perso anche la protezione interna. Ogni partita adesso è un esame, e la prossima pausa di campionato potrebbe diventare decisiva.

Un club allo sbando

Cambiare allenatore, però, non basterà. La crisi della Juventus è più profonda: anni di transizioni, di dirigenti cambiati, di allenatori bruciati. Non esiste più una linea sportiva riconoscibile, non si costruisce un progetto ma si rincorre l’urgenza. Tudor è l’ultimo anello di una catena di confusioni, un tecnico lasciato solo in un sistema che non ha più equilibrio.

La Juventus deve scegliere chi vuole essere. Se accettare un’altra stagione anonima o tornare a comportarsi come una grande. Tudor, oggi, appare come l’uomo giusto nel momento sbagliato: non è mai riuscito a trasformare la rabbia in gioco, la disciplina in coraggio. Ma la colpa non è solo sua. È di un club che ha smesso di guardarsi dentro, convinto che basti cambiare un allenatore per guarire un’anima malata.

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