
Il colloquio tra la premier italiana Giorgia Meloni e il premier ungherese Viktor Orbán si è concluso poco dopo le 16.30. Una nota di Palazzo Chigi informa che l’incontro «ha consentito di mettere a fuoco le prospettive delle relazioni bilaterali e di avere uno scambio di vedute sui principali temi dell’attualità internazionale, con particolare riferimento alla situazione in Ucraina, agli sviluppi in Medio Oriente e all’agenda europea». Tra i temi discussi, anche le iniziative per una gestione efficace e innovativa dei flussi migratori.
In precedenza, Meloni aveva incontrato il Papa in Segreteria di Stato. La Santa Sede ha riferito che durante il colloquio «sono state sottolineate le solide relazioni bilaterali e l’apprezzamento per l’impegno della Chiesa cattolica nel promuovere lo sviluppo sociale e il benessere della comunità ungherese, con particolare attenzione al ruolo della famiglia, alla formazione dei giovani e alla tutela delle comunità cristiane più vulnerabili». Ampio spazio è stato dedicato anche alle questioni europee e alla guerra in Ucraina.

Sulla guerra in Ucraina, la posizione di Orbán è nota: l’Ungheria non ha sottoscritto la richiesta della Commissione Ue di finanziare Kiev nei prossimi due anni, aprendo alla possibilità di un prestito basato sui beni russi congelati. Lo scorso Consiglio europeo ha approvato il 19° pacchetto di sanzioni contro Mosca, inizialmente sottoposto al veto slovacco.
Intervistato da «Repubblica» e «Il Messaggero», Orbán ha affermato che «l’Unione europea non conta nulla» negli sforzi per la pace in Ucraina, sostenendo che il conflitto è ormai affidato agli Stati Uniti e alla Russia, e che «l’Europa è totalmente fuori dai giochi».
Commentando le sanzioni statunitensi contro Rosneft e Lukoil, Orbán ha annunciato che incontrerà Donald Trump per tentare di rimuoverle, sottolineando la dipendenza dell’Ungheria dal petrolio e gas russo. «Senza di loro, i prezzi dell’energia saliranno alle stelle», ha dichiarato, evidenziando il rischio di carenze energetiche.

Il ministro degli Esteri italiano, Antonio Tajani, ha replicato che «abbiamo idee diverse, ma parliamo con tutti». Il ministro degli Esteri ungherese ha confermato l’incontro di Orbán con Trump previsto per la prossima settimana. Anche l’ambasciatore statunitense presso la NATO, Matthew Whitaker, ha sottolineato che l’Ungheria deve sviluppare un piano per «svincolarsi dalle fonti energetiche russe».
Sul fronte economico, Orbán ha dichiarato che «il punto importante è il futuro dell’economia europea, perché sulla guerra resta ben poco da fare». La premier Meloni, pur esprimendo riserve sull’uso dei beni russi congelati, ha ribadito il sostegno convinto dell’Italia a Kiev contro l’invasione russa iniziata il 24 febbraio 2022.
L’eurodeputato Sandro Gozi (Renew Europe) ha attaccato Orbán, sostenendo che «accogliere chi insulta l’Unione europea e cerca di convincere Trump a togliere le sanzioni a Putin legittima chi lavora contro l’Europa e a favore del Cremlino». Gozi ha definito i sovranisti «cavalli di Troia di Putin nel cuore dell’Europa».
Il colloquio tra Meloni e Orbán ha quindi toccato temi cruciali come Ucraina, Medio Oriente, energia ed economia europea, confermando le differenze di vedute tra i due leader, ma anche la volontà di mantenere un dialogo aperto e un confronto sulle sfide internazionali e bilaterali.


