
Un nuovo e significativo sviluppo emerge dall’inchiesta della Procura di Palermo sugli appalti pilotati nella Sanità siciliana, che ha portato nelle scorse ore alla richiesta di arresto per l’ex Governatore Totò Cuffaro. Nel registro degli indagati è finito anche un tenente colonnello dei carabinieri, accusato di aver agito come “talpa” all’interno delle forze dell’ordine e di aver rivelato informazioni riservate sulle indagini in corso, in violazione del segreto d’ufficio.
Il ruolo della “talpa” nell’Arma
Secondo le pesanti accuse mosse dalla procura palermitana, l’ufficiale dell’Arma avrebbe fatto da vera e propria ‘talpa’ per Cuffaro, nonché per Carmelo Pace, capogruppo della Democrazia Cristiana (DC) all’Assemblea regionale siciliana (Ars). Il militare è indagato per il reato di rivelazione di segreto d’ufficio poiché avrebbe avuto accesso a informazioni molto delicate e sensibili, coperte da segreto istruttorio, in virtù del suo incarico presso la Legione carabinieri Sicilia, prima di essere trasferito. I Pubblici Ministeri (PM) sostengono che l’ufficiale avrebbe consultato i dati relativi alle indagini a carico di Cuffaro, avvertendolo così in anticipo delle mosse degli investigatori.
Lo scambio: informazioni in cambio di un incarico per la moglie
L’inchiesta ha delineato anche la modalità con cui si sarebbe consumato lo scambio di informazioni. Secondo la ricostruzione, sarebbe stato lo stesso ufficiale a cercare Cuffaro per un appuntamento faccia a faccia, utilizzando come tramite il legale del politico. Un’intercettazione rivela i timori di Cuffaro, che chiedeva al penalista: “Ha visto qualcosa perché?”. Il legale ipotizzava che si trattasse di qualcosa di particolarmente importante data l’urgenza dell’incontro, che sarebbe avvenuto il 15 marzo dello scorso anno.
A svelare la natura del presunto do ut des è stato lo stesso Cuffaro, non sapendo di essere intercettato: il carabiniere avrebbe chiesto in cambio un incarico per la moglie. “Di mettere sua moglie in questa cosa del microcredito…”, spiegava il politico, rivelando l’accordo illecito. Inoltre, l’ufficiale avrebbe invitato l’ex governatore siciliano a riferire a Pace di “fare attenzione all’uso del telefono” e che eventuali problemi nei suoi confronti sarebbero potuti sorgere a causa delle “persone di cui si circondava”.
Una rete di favori negli appalti truccati
L’indagine complessiva sui presunti appalti truccati nella sanità siciliana vede in totale diciotto indagati, tra cui diverse persone che ruotavano nell’orbita dell’ex governatore. Tra questi è emerso anche un dirigente della Regione siciliana che, secondo l’accusa, avrebbe fornito a Cuffaro informazioni riservate sui bandi del suo Dipartimento. Il tenore delle conversazioni intercettate è eloquente riguardo al sistema di favori presunto in atto: “I bandi prima di essere pubblicati li dobbiamo mandare a tutti i nostri amici”, diceva Cuffaro, rivolgendosi al suo segretario che fungeva da tramite.


