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Giappone, parità assoluta alle elezioni: sindaco scelto a sorte

Pubblicato: 10/11/2025 09:51

Nelle democrazie moderne, il voto rappresenta il momento più alto della partecipazione civica. È l’istante in cui ogni cittadino, con una semplice scheda, contribuisce a determinare il futuro della propria comunità. In quelle ore di silenzio e attesa, dietro le urne e nei seggi, si concentrano emozioni, speranze, strategie e convinzioni. La politica si trasforma in un esercizio di fiducia collettiva, in cui numeri e ideali si fondono in un risultato che dovrebbe sempre premiare la volontà popolare.
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Ma talvolta, la logica dei numeri si ferma, lasciando spazio all’imprevedibile. Ci sono momenti in cui la democrazia stessa sembra sospendere il suo equilibrio razionale, aprendo la porta al caso. È raro, ma accade: un’elezione può terminare con una perfetta parità, un equilibrio matematico che nessun pronostico avrebbe potuto prevedere. Ed è proprio allora che la legge, in modo quasi poetico, decide di affidarsi al destino.

La storia che arriva dal Giappone

È successo in Giappone, dove un’elezione comunale ha regalato uno dei casi più curiosi della storia politica recente. Nella città di Kamisu, nella prefettura di Ibaraki, due candidati si sono contesi la carica di sindaco fino all’ultimo voto, terminando con un risultato perfettamente identico: 16.724 preferenze ciascuno. Un pareggio assoluto che, secondo la legge elettorale nipponica, deve essere risolto non con un nuovo scrutinio, ma con un sorteggio.

Il destino ha così deciso chi avrebbe guidato la città. L’indipendente Toshiyuki Kiuchi è stato proclamato vincitore dopo l’estrazione, mentre il sindaco uscente Susumu Ishida ha dovuto accettare un verdetto tanto legittimo quanto inaspettato.

La norma che affida la vittoria al caso

Il sistema elettorale giapponese prevede che, in caso di parità perfetta di voti, il vincitore venga scelto attraverso una procedura di estrazione pubblica. È un metodo previsto per garantire una conclusione certa e trasparente del processo elettorale, anche nelle situazioni più eccezionali. La legge è chiara: se dopo il conteggio e la verifica ufficiale non emergono differenze, la sorte decide.

Questa norma, raramente applicata, trova le sue radici nella tradizione giuridica giapponese, che valorizza la chiarezza delle regole e la certezza degli esiti. L’ultimo episodio simile risale a oltre dieci anni fa, in una piccola comunità rurale, ma mai come in questo caso la decisione ha avuto un’eco così ampia.

Le reazioni dei protagonisti

Dopo il verdetto, Toshiyuki Kiuchi ha dichiarato di essere rimasto sorpreso dal risultato: “Mi aspettavo una sfida serrata, ma non avrei mai immaginato una parità assoluta.” Con tono pacato, ha aggiunto di voler amministrare Kamisu con spirito di collaborazione e rispetto per tutti i cittadini.

Il sindaco uscente Susumu Ishida, invece, ha espresso il proprio disappunto e ha annunciato un ricorso alla commissione elettorale per richiedere un nuovo conteggio delle schede. “Non voglio contestare la legge, ma assicurarmi che ogni voto sia stato correttamente registrato,” avrebbe dichiarato alla stampa locale.

Un episodio simbolico per la democrazia

Il caso di Kamisu rappresenta una rara coincidenza tra democrazia e casualità, un evento che mette in luce la fragilità ma anche la forza dei meccanismi istituzionali. La trasparenza del procedimento, condotto pubblicamente e con il rispetto delle regole, ha dimostrato l’efficienza del sistema elettorale giapponese, pur evidenziando l’elemento umano e imprevedibile della politica.

Alla fine, a decidere non sono stati gli algoritmi o le strategie, ma la sorte. E forse, in questo equilibrio tra rigore e destino, si nasconde il fascino più autentico della democrazia: la consapevolezza che, anche quando tutto sembra scritto, può sempre esserci spazio per l’imprevedibile.

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