
Una nuova stretta sull’utilizzo del digitale tra bambini e adolescenti arriva dalle parole del ministro dell’Istruzione e del Merito Giuseppe Valditara, intervenuto al Salone dello studente di Roma. Il ministro ha invitato i dirigenti scolastici a non restituire il cellulare agli studenti durante l’intervallo, sottolineando la necessità di una «camera di decompressione» e ricordando come il dispositivo possa generare dipendenza. Dopo la nota ministeriale diffusa a luglio, che vietava l’uso dei telefoni in tutti gli ordini scolastici, Valditara è tornato a evidenziare gli effetti negativi che l’abuso degli smartphone ha su memorizzazione, concentrazione e capacità creativa.
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Le indicazioni dei pediatri su salute e apprendimento
Il tema dell’impatto del digitale sull’apprendimento e sul benessere di bambini e adolescenti è stato al centro anche degli Stati generali della Pediatria, organizzati in Senato dalla Società italiana di Pediatria (SIP). La coordinatrice della Commissione sulle Dipendenze digitali, Elena Bozzola, ha illustrato le nuove linee guida che, basate sull’analisi di oltre 6.800 studi, introducono l’idea di una vera e propria “età digitale”. Secondo le raccomandazioni, prima dei tredici anni è sconsigliato l’accesso autonomo al mondo digitale. Tra le indicazioni principali figurano il ritardo nell’uso dei social media, l’evitare i dispositivi durante i pasti e prima del sonno, e la promozione di un’educazione digitale consapevole nelle scuole.
Le linee guida mettono in evidenza anche la relazione tra tempo trascorso davanti agli schermi e rischi per la salute: un incremento di soli 30 minuti al giorno può raddoppiare la probabilità di ritardo del linguaggio sotto i due anni; ogni ora aggiuntiva di esposizione riduce il sonno di circa un quarto d’ora nei bambini tra i tre e i cinque anni; oltre 50 minuti quotidiani sono associati a un aumento del rischio di ipertensione e sovrappeso nella fascia 3-6 anni. Come ha precisato il presidente SIP Rino Agostiniani, l’età pediatrica è una fase di particolare vulnerabilità, in cui una stimolazione digitale precoce e prolungata può alterare attenzione, apprendimento ed equilibrio emotivo.

Adolescenti e intelligenza artificiale
Un capitolo centrale del dibattito riguarda la relazione tra minorenni e intelligenza artificiale. Un sondaggio di Save the Children ha mostrato che oltre il 41% degli adolescenti tra 15 e 19 anni ha già chiesto supporto emotivo a strumenti di IA, mentre più del 42% li utilizza per consigli su decisioni importanti. Secondo lo psicologo sociale Luca Bernardelli, i dati mostrano un aumento del rischio di solitudine, dipendenza emotiva e riduzione delle interazioni reali quando cresce il tempo trascorso con i chatbot. Le preoccupazioni si inseriscono anche nel contesto della recente decisione di una piattaforma di chatbot di bloccare l’accesso ai minorenni, dopo alcune azioni legali che hanno denunciato ripercussioni psicologiche gravi.
Educazione come risposta al divario digitale
Dal confronto è emersa la necessità di guardare non solo ai ragazzi, ma anche a famiglie e scuola, chiamate a colmare la distanza tra la velocità dell’innovazione e la capacità di comprenderne i rischi. Come ha spiegato Marco Valerio Cervellini, della Divisione Formazione dell’Agenzia per la Cybersicurezza Nazionale, la semplice imposizione di divieti non basta: occorre un’azione educativa che affronti la diffusa normalizzazione dei pericoli legati a un uso improprio del digitale.


