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FdI rilancia la riforma: la legge elettorale come chiave della stabilità

Pubblicato: 25/11/2025 07:27

Lo spoglio non è ancora concluso quando nel centrodestra prende forma l’idea di rimettere mano alla legge elettorale, un tema che circola da settimane nelle riunioni interne e che ora, dopo il voto, acquista peso politico reale. Il risultato delle regionali ha convinto Pd, M5S, Avs e Italia Viva che, uniti, possano costruire un’alternativa competitiva al governo; una convinzione che alimenta il sospetto di una mossa preventiva da parte dell’esecutivo. Da Casa Riformista alla sinistra, è Matteo Renzi il primo a parlare apertamente di un sistema “cucito per penalizzare il campo largo”, mentre nel Pd l’organizzazione guidata da Igor Taruffi rilancia un calcolo interno: rispetto al 2022, molti collegi uninominali sarebbero oggi ribaltati, soprattutto al Sud, dove Campania e Puglia hanno mostrato margini larghi per l’opposizione. Da qui il timore dem che l’assetto attuale non piaccia più alla premier, vista come potenziale perdente in quelle sfide territoriali.

La spinta verso un nuovo assetto

Nel centrodestra, però, la narrativa è diversa. Giovanni Donzelli, capo organizzativo di FdI, parla con prudenza ma senza ambiguità: per lui, la riflessione sul sistema di voto serve a garantire “stabilità”, perché “se si votasse oggi non ci sarebbe quella che abbiamo ora”. È una posizione che evita toni polemici e che prova a presentare la riforma come un’operazione istituzionale, non tattica. Lo schema allo studio punta verso un proporzionale con premio di maggioranza alla coalizione che supera il 40%, eliminando i collegi uninominali su cui la Lega mostra qualche perplessità. Restano sul tavolo il nodo del nome del candidato premier sulla scheda e il coordinamento con la riforma del premierato, che comunque approderà al referendum nella prossima legislatura. Una prudenza condivisa anche da Forza Italia, che invita ad attendere un quadro più definito prima di accelerare.

Divisioni nel campo largo

Dall’altra parte, il fronte dell’opposizione si mostra meno compatto di quanto le urne lascino immaginare. Pd e Italia Viva respingono l’idea di cambiare la legge elettorale, giudicandola già sufficiente a garantire governabilità. Diversa la posizione dei 5Stelle: Riccardo Ricciardi ricorda che il Movimento è sempre stato contrario all’attuale sistema e non nasconde di preferire un modello proporzionale. Una crepa che Antonio Tajani sfrutta per sottolineare come “anche nell’opposizione ci siano favorevoli a un ritorno al proporzionale”. A difendere l’impianto vigente intervengono il sindaco di Napoli Gaetano Manfredi, che la considera una formula efficace e stabile, e Angelo Bonelli di Avs, che critica l’idea di modificare le regole per esigenze politiche del momento. Intanto, il campo largo prepara un vertice per individuare una strategia comune.

Una partita politica destinata a incidere sul voto del 2027. Nel centrodestra, l’obiettivo dichiarato è rafforzare la stabilità, mentre l’opposizione teme un ridisegno degli equilibri reso possibile dall’abolizione dei collegi uninominali. Sullo sfondo, la riforma del premierato attende il traguardo del referendum. La sensazione è che il confronto sulla legge elettorale sarà una delle sfide decisive dei prossimi mesi.

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