
La modella Antonia Dell’Atte torna a denunciare le violenze che, secondo il suo racconto, avrebbe subito dall’ex marito Alessandro Lecquio di Assaba, attore e volto televisivo. Una vicenda che affonda le sue radici negli anni ’80 e ’90 e che oggi riemerge con forza attraverso una lunga intervista, in cui la ex musa di Giorgio Armani chiede maggiore attenzione verso le vittime di violenza. Il suo racconto ripercorre un periodo definito come un “incubo”, iniziato quando la relazione con Lecquio ha mostrato un volto inatteso, fatto di presunti abusi fisici e psicologici.
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Nel 1991 la modella aveva già presentato una denuncia per maltrattamenti, poi ritirata per proteggere il figlio. All’epoca, sola in Spagna e fortemente esposta al giudizio dei tabloid, veniva spesso ritratta come una donna gelosa e incapace di accettare la fine della relazione e il flirt del compagno con Ana Obregón. Oggi Dell’Atte racconta di aver taciuto per paura e per le pressioni dell’ambiente mediatico, che contribuiva ad alimentare ostilità nei suoi confronti.
Il racconto della manipolazione e delle aggressioni
Nell’intervista, la modella ripercorre l’inizio della storia con Lecquio, conosciuto tramite amici comuni e descritto inizialmente come «un ragazzo normale». Racconta che l’uomo sembrava affascinato dalla sua immagine pubblica e che conservava perfino una sua foto con Giorgio Armani. In lui, Dell’Atte intravedeva l’idea di una vita familiare semplice e lontana dalla mondanità, un desiderio che – secondo la versione della modella – sarebbe stato presto travolto dalla manipolazione.

Il racconto prosegue con episodi di controllo, richieste ossessive riguardo alla sua situazione economica e tentativi di isolarla dagli affetti. Dopo la luna di miele, Dell’Atte sostiene che l’ex marito le abbia imposto di farsi chiamare “Contessa Lecquio”, rifiuto che avrebbe scatenato la prima aggressione fisica, avvenuta mentre era incinta. Da quel momento, riferisce, sarebbe iniziata una spirale fatta di violenza, minacce e limitazioni, soprattutto dopo il trasferimento a Torino, dove afferma di essere stata costretta a lasciare il lavoro e a interrompere i contatti con la famiglia.
Il tentativo di cercare aiuto nella madre di Lecquio, racconta Dell’Atte, non produsse risultati. Al contrario, sarebbe stata invitata a restare nella speranza che il figlio “guarisse”. Anche il successivo trasferimento in Polonia, secondo la sua testimonianza, avrebbe portato nuovi episodi di violenza e un intervento al menisco dopo una caduta provocata da un calcio.
Il divorzio, le lettere e la svolta
La frattura definitiva arrivò quando Dell’Atte scoprì la relazione del marito con Ana Obregón. È in quel momento che decise di rivolgersi a un avvocato e chiedere il divorzio. Restaurando un mobile appartenuto alla famiglia di Lecquio, trovò lettere scritte dopo alcuni episodi di violenza, in cui – sostiene – l’uomo ammetteva le aggressioni. Documenti che, secondo la modella, hanno avuto un peso anche nel giudizio: «Il tribunale ha stabilito che non stavo mentendo quando l’ho chiamato abusatore. Non ho mai mentito».
Nonostante questo, Dell’Atte sottolinea come l’ex marito abbia continuato la sua vita professionale in televisione: «Quest’uomo ha trascorso tutta la sua vita impunito. È ancora seduto in televisione», dice con amarezza.

La decisione di Mediaset
Negli ultimi giorni, però, la situazione ha avuto un’ulteriore evoluzione. Secondo quanto riportato nell’intervista, Mediaset avrebbe deciso di licenziare Alessandro Lecquio dal programma “Vamos a ver”, trasmesso ogni mattina su Telecinco. Dopo aver letto le dichiarazioni di Dell’Atte, il gruppo avrebbe avviato un confronto con la modella e con il suo legale e, una volta esaminati i documenti forniti, avrebbe scelto di interrompere la collaborazione con l’opinionista.
La testimonianza di Antonia Dell’Atte, che continua a chiedere più attenzione verso chi denuncia violenze domestiche, rimette al centro il tema della protezione delle vittime e della responsabilità dei media nel dare spazio o meno a figure coinvolte in vicende di questo tipo.


