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Addio leggenda! Musica in lutto, se ne va un mito senza tempo

Pubblicato: 04/12/2025 10:43

La musica americana perde una delle sue icone più luminose. Steve Cropper, chitarrista, compositore e paroliere statunitense, è morto mercoledì 3 dicembre all’età di 84 anni a Nashville, nel Tennessee. Con la sua chitarra Telecaster ha definito il celebre Memphis Sound, contribuendo a creare alcuni dei brani più iconici della soul music e del R&B americano. La notizia della scomparsa è stata diffusa dalla famiglia, confermando la perdita di una leggenda che ha segnato un’epoca musicale e ispirato generazioni di musicisti.
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Nato il 21 ottobre 1941 nei dintorni di Dora, nel Missouri, Cropper si trasferì giovanissimo a Memphis insieme alla famiglia. Qui, tra le sonorità del gospel, del rock’n’roll e del R&B, iniziò a sviluppare il suo stile unico, suonando la chitarra già dall’età di dieci anni. Le prime influenze arrivarono da artisti come Lowman Pauling, Chuck Berry, Chet Atkins e Jimmy Reed, elementi che contribuirono a forgiare un linguaggio chitarristico caratterizzato da precisione, essenzialità e groove, destinato a diventare inconfondibile.

La nascita dei Booker T. & the M.G.’s

Alla fine degli anni ’50, Cropper fece parte dei Royal Spades, formazione che in seguito si trasformò nei The Mar-Keys. Con il singolo strumentale “Last Night”, il gruppo raggiunse nel 1961 il terzo posto nella Billboard Hot 100, registrato alla Satellite Records, l’etichetta destinata a diventare la leggendaria Stax Records. In quel periodo Cropper, ancora studente di ingegneria meccanica alla Memphis State University, lavorava come assistente nell’etichetta, crescendo rapidamente fino a diventare ingegnere del suono.

L’anno successivo, nel 1962, nacquero i Booker T. & the M.G.’s, con Cropper alla chitarra, Booker T. Jones all’organo, Lewie Steinberg al basso (poi sostituito da Donald ‘Duck’ Dunn) e Al Jackson Jr. alla batteria. Il quartetto realizzò quasi per caso la celebre jam “Green Onions”, che divenne un successo immediato, conquistando il primo posto nella classifica R&B e il terzo nella Hot 100. Da quel momento, gli M.G.’s diventarono la house band della Stax Records, segnando per sempre la storia della musica americana.

La carriera da session man e produttore

Con la sua Telecaster del 1956 e la successiva Fender, Cropper sviluppò un linguaggio chitarristico distintivo, fatto di riff asciutti, ritmiche serrate e fraseggi essenziali. Collaborò con artisti del calibro di Otis Redding, con cui co-firmò “(Sittin’ on) the Dock of the Bay” e “Respect”, Sam & Dave, Wilson Pickett (“In the Midnight Hour”), Eddie Floyd (“Knock on Wood”) e molti altri. La sua presenza in studio era sempre discreta ma determinante, guidando arrangiamenti e suoni senza mai sovrastare gli artisti con cui lavorava.

Dopo aver lasciato la Stax Records nel 1970, Cropper fondò la TMI Records insieme a Jerry Williams e Ronnie Stoots, producendo artisti come José Feliciano, Leon Russell, Rod Stewart, Harry Nilsson e altri. Suonò anche con leggende come Ringo Starr, John Lennon, Jeff Beck e i Tower of Power, consolidando il suo ruolo di musicista e produttore di riferimento nella scena internazionale.

L’esperienza nella Blues Brothers Band

Il grande pubblico scoprì Cropper nel 1978, quando John Belushi e Dan Aykroyd lo vollero nella Blues Brothers Band. Da quel momento la carriera di Cropper conobbe una nuova fase, fatta di tour sold out, album e la partecipazione ai film “The Blues Brothers” (1980) e “Blues Brothers – Il mito continua” (1998). Il soprannome affettuoso “The Colonel”, nato all’interno dell’ambiente musicale e reso celebre dai Blues Brothers, rimase legato alla sua immagine pubblica. La celebre frase “Play it, Steve!” divenne sinonimo della sua leggendaria chitarra, simbolo di una musica senza tempo.

Durante la sua carriera, Cropper conquistò due Grammy Award, uno come autore di “(Sittin’ On) The Dock of the Bay” insieme a Otis Redding e uno come membro dei Booker T. & the M.G.’s per l’album “Cruisin”. Considerato uno dei padri del soul moderno, Cropper lascia un’eredità musicale immensa, fatta di note, riff e canzoni che hanno segnato la storia della musica americana e mondiale.

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