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“È morto un mito”. Così ha fatto la storia: Italia in lutto

Pubblicato: 11/12/2025 09:05

Nel silenzio ovattato degli atelier, dove i tessuti scorrono tra le dita come ricordi lontani, si crea un universo fatto di gesti pazienti e ispirazioni che prendono forma lentamente. È un mondo in cui ogni punto, ogni drappeggio, ogni taglio è un atto d’amore verso l’estetica. Qui la moda non è una semplice espressione commerciale, ma una dimensione emotiva che parla attraverso linee e volumi. Una storia che nasce quasi sempre da piccole botteghe, illuminate da lampade basse e custodite da mani esperte.

Mentre le passerelle cambiano ritmo e le tendenze si trasformano con la velocità delle stagioni, resta immutato il fascino di chi ha saputo far dialogare tradizione e innovazione. Ci sono figure che, con discrezione e talento, hanno interpretato la moda come un linguaggio universale, offrendo al pubblico non solo capi d’abbigliamento, ma frammenti della propria visione del mondo. Ed è a questo universo di eleganza senza tempo che appartiene la storia che oggi si intreccia con il dolore della perdita.
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L’annuncio della scomparsa

Il mondo dell’alta moda italiana piange la scomparsa di Mario Borsato, figura simbolo il cui percorso creativo ha segnato profondamente la moda tra gli Anni ’80 e ’90. Le sue creazioni, partite da Treviso, avevano raggiunto la Milano dell’haute couture, contribuendo a definire un linguaggio stilistico inconfondibile. Borsato è venuto a mancare dopo un decorso fulmineo di una malattia diagnosticata pochi mesi fa, trascorrendo gli ultimi giorni all’ospedale Ca’ Foncello, circondato dall’affetto della famiglia.

Ricordare la sua vita significa ripercorrere decenni di trasformazioni del Costume e rivivere l’energia di una Treviso dinamica e attenta allo stile. Una città che oggi, insieme al mondo della moda, rende omaggio alla sua eredità artistica.

Gli inizi nella bottega di famiglia

Il figlio Francesco, ricordandolo, sottolinea come il padre non amasse il termine “stilista”, preferendo definirsi sarto couturier, radicato nell’artigianato più autentico. Il suo cammino inizia nei primi anni Sessanta nella bottega del padre Arturo, in Corso del Popolo, dove Mario apprende i fondamenti del mestiere. Quel periodo diventa la base di una creatività che esploderà poco dopo.

Negli Anni Settanta, la svolta arriva con l’apertura del negozio in Galleria Manin, fondato insieme alla moglie Maddalena nel 1974. Qui Borsato trasferisce il suo sapere dai capi maschili a quelli femminili, realizzando inizialmente abiti proprio per la moglie. La richiesta crescente da parte delle sue amiche trasforma presto quel negozio, trasformandolo da punto vendita di marchi di alta moda a bottega sartoriale riconosciuta per qualità e originalità.

Il successo a Milano e gli anni d’oro

Tra la fine degli Anni ’80 e l’inizio dei ’90 arriva il periodo di maggiore notorietà, con l’apertura del negozio in via Montenapoleone, nel cuore della moda milanese. In quegli anni la moda viene vissuta come arte e poesia, un’epoca in cui il lavoro di Borsato si caratterizza per un’eleganza che guarda ai grandi maestri, in particolare a Yves Saint Laurent. I contatti con figure come Gianni Versace e il ritratto realizzato da Andy Warhol diventano simboli del suo ruolo nella scena internazionale.

Con il nuovo millennio arriva il ritiro volontario, dettato dalla stanchezza e dal venir meno dell’ispirazione. Borsato sceglie così la quiete della sua casa a Campocroce, lasciando dietro di sé una carriera intensa e ricca di riconoscimenti.

Un lascito che attraversa generazioni

Dai capi creati per le prime del teatro Comunale ai vestiti da sposa e ai modelli di alta sartoria che hanno solcato red carpet internazionali, il nome di Borsato rimane legato indissolubilmente alla tradizione sartoriale italiana. Una testimonianza concreta di questo percorso è stata la mostra del settembre 2016 a Ca’ dei Carraresi, dove i suoi bozzetti sono diventati abiti da sposa impreziositi da pizzo macramè e perle, autentiche opere d’arte che hanno catturato l’attenzione anche all’estero.

Le sue parole, «La bellezza è sempre il frutto di un’emozione», continuano oggi a rappresentare la sintesi del suo pensiero creativo. A piangerlo sono i figli Francesco e Giulia, insieme a una comunità che riconosce la profondità della sua eredità.

Il cordoglio della comunità

I funerali si svolgeranno lunedì 15 dicembre, alle 14.45, nella chiesa di Santa Maria Maggiore a Treviso. Tra le voci che si uniscono al dolore, quella del sindaco di Mogliano Veneto, Davide Bortolato, che lo ricorda come una figura di «grande talento e sensibilità creativa», capace di esportare il buon gusto e la sartorialità locale ben oltre i confini cittadini. Un tributo che racchiude l’impatto profondo lasciato da un maestro della moda italiana.

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