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“Distrutto dai farmaci”, campione ridotto così. La storia è incredibile

Pubblicato: 10/10/2025 21:24

C’era una volta un attaccante, un fulmine in campo capace di trasformare ogni tocco in una minaccia per la porta avversaria. Le sue volate erano inni alla gioia sportiva, e i suoi gol hanno fatto esultare stadi in tutta Europa, dalla Germania all’Inghilterra, culminando con la gloria di rappresentare la sua nazione nei più grandi tornei internazionali, persino dopo aver superato un ostacolo che avrebbe fermato chiunque. Ma dietro l’immagine dell’eroe indistruttibile, si nascondeva un dramma silenzioso.

Le sue gesta erano state pagate con un prezzo altissimo: la salute. Anni di gioco agonistico e l’uso prolungato di farmaci, somministrati per permettergli di calpestare il prato verde nonostante il dolore, avevano compromesso irrimediabilmente i suoi reni. Oggi, la sua vita non è più scandita dal fischio dell’arbitro, ma dal ritmo delle macchine in ospedale, un calvario di trapianti e una battaglia legale per l’accusa di negligenza medica. La sua sopravvivenza, come lui stesso ha detto, è un “miracolo” che racconta una storia di resilienza e di un costo umano che nemmeno un risarcimento milionario può coprire.

La drammatica Odissea di Ivan Klasnic: dalla gloria del gol alla lotta per la vita

C’era una volta un attaccante il cui nome risuonava sui campi di calcio d’Europa come sinonimo di gol e determinazione. Ivan Klasnic, un giocatore che trasformava ogni pallone in un’opportunità di rete, ha lasciato un segno indelebile in Bundesliga e con la Nazionale croata. Oggi, però, la sua storia è cambiata, non è più legata solo alle volate in area o ai successi sportivi. È diventata il simbolo di una lotta incredibile per la sopravvivenza, un dramma personale consumatosi dietro le quinte della sua brillante carriera. Klasnic combatte da anni contro gravi problemi renali, una condizione causata, secondo le sue accuse e le sentenze successive, da cure mediche scorrette ricevute durante la sua attività professionistica. La sua stessa esistenza è, come ha dichiarato, “un miracolo”, un miracolo pagato a caro prezzo, un costo che nemmeno un risarcimento milionario può sanare completamente.

Il calciatore: una carriera tra successi e l’ombra del dolore

Nato ad Amburgo in una famiglia croata, Ivan Klasnic ha costruito una carriera di alto livello che lo ha portato a vestire maglie prestigiose in diversi campionati europei. Le tappe più significative del suo percorso includono il St. Pauli, il Werder Brema, il Nantes, il Mainz e il Bolton. È stato proprio con il Werder Brema che ha vissuto il periodo di maggiore splendore, collezionando ben 150 presenze tra il 2001 e il 2008 e contribuendo in modo decisivo alla vittoria del double, ossia il campionato (la Bundesliga 2003-2004) e la Coppa di Germania, a cui si aggiunse anche una Coppa di Lega.

Klasnic non si è limitato al calcio di club: è stato anche un elemento di spicco della Croazia, con la quale ha totalizzato 41 presenze e messo a segno 12 reti. Ha rappresentato la sua nazione in due importanti tornei internazionali: i Mondiali del 2006 e gli Europei del 2008. È ricordato nella storia dello sport per essere stato uno dei primi calciatori a scendere in campo in un grande torneo dopo aver subito un trapianto di rene, un vero e proprio atto di forza e resilienza che lo ha reso un’icona ben oltre i suoi meriti sportivi. Dietro questa apparente indistruttibilità, tuttavia, si celava l’inizio di un dramma sanitario.

La causa del calvario: l’uso prolungato di antidolorifici

Il silenzioso nemico della sua salute si è materializzato nell’uso massiccio e prolungato di farmaci antidolorifici. Per sostenere i ritmi inumani dello sport professionistico e continuare a dare il meglio in campo nonostante i dolori fisici, Klasnic ha fatto ricorso a queste sostanze, una pratica che, come da lui stesso ammesso, sembra essere quasi intrinseca al calcio d’élite. “È difficile andare avanti senza antidolorifici se vuoi dare il meglio sul campo”, ha confessato l’ex attaccante, aggiungendo una riflessione amara ma onesta sul mondo dello sport: “Non credo che si possa praticare uno sport professionistico senza usare farmaci antidolorifici”.

Questi medicinali, sebbene essenziali per permettergli di giocare, hanno avuto un effetto devastante e irreversibile sui suoi reni. La sua dichiarazione successiva rivela il cuore del problema e della sua battaglia legale: “Ma se avessi saputo di avere problemi ai reni, non avrei preso quei medicinali”. L’accusa non è tanto rivolta al farmaco in sé, quanto alla mancanza di un monitoraggio medico adeguato e all’omissione di informazioni fondamentali sul suo stato di salute, che avrebbero dovuto impedirne l’assunzione. Il prezzo della gloria si è trasformato in un danno organico permanente.

Il dramma clinico: trapianti e rigetto

Il punto di non ritorno nella vita di Klasnic è arrivato durante i suoi anni al Werder Brema. Nel novembre del 2006, una diagnosi sconvolgente ha messo fine alle speculazioni sui suoi malesseri: grave insufficienza renale. Pochi mesi dopo, nel gennaio 2007, la situazione è precipitata, rendendo necessario un primo trapianto di rene. Purtroppo, l’intervento si è rivelato un fallimento: il suo corpo ha rigettato l’organo dopo appena una settimana, gettando il calciatore in uno stato di estrema fragilità e disperazione.

Fortunatamente, la speranza è tornata nel marzo dello stesso anno con un secondo trapianto. Questa volta, il donatore è stato il padre, un gesto d’amore che gli ha salvato la vita e gli ha permesso di riprendere a lottare. Nonostante la gravità della situazione e la doppia operazione, Klasnic ha dimostrato una forza d’animo fuori dal comune, riuscendo a rientrare in campo già nel novembre 2007. Questo ritorno è stato un momento di grande emozione per il mondo del calcio, ma la battaglia era tutt’altro che finita. La sua esperienza ad Euro 2008, dove ha anche segnato due gol, è rimasta un simbolo della sua tenacia.

La battaglia legale e il verdetto contro i medici

Subito dopo il suo rientro, e in procinto di lasciare il club tedesco, Ivan Klasnic ha intrapreso una battaglia legale durissima e complessa contro i responsabili del suo calvario: due medici del Werder Brema. L’accusa era precisa e grave: aver ignorato sistematicamente i segnali della sua malattia renale che si manifestavano durante gli esami di routine, consentendo così l’uso continuativo di farmaci dannosi.

Dopo anni di procedimenti giudiziari, la giustizia ha dato ragione all’ex attaccante. L’azione legale ha portato a un verdetto che ha riconosciuto la colpa dei medici, condannando il club e i sanitari a risarcire Klasnic per i danni subiti. Il risarcimento, che ammonta a milioni di euro, è un riconoscimento del danno fisico e della negligenza medica, ma Klasnic è consapevole che nessuna somma di denaro potrà mai restituirgli una salute piena o cancellare gli anni di sofferenza e il rischio costante per la sua vita. La sua storia è un monito per l’intero mondo dello sport sulla necessità di anteporre la salute degli atleti alla performance a tutti i costi.

La vita dopo il calcio: un miracolo e un prezzo altissimo

La vita post-carriera di Ivan Klasnic è un susseguirsi di visite mediche, dialisi e la costante consapevolezza di vivere grazie a un organo donato. Il suo percorso è un’odissea ospedaliera che ha incluso un terzo trapianto nel 2017, diventato necessario dopo che il rene donato dal padre aveva anch’esso ceduto. “Sono vivo per miracolo” è la frase che sintetizza la sua condizione attuale, un miracolo che non gli ha restituito la normalità.

Il prezzo di questa sopravvivenza è altissimo, non solo dal punto di vista fisico ed emotivo, ma anche per le ripercussioni sulla sua vita quotidiana e familiare. Il risarcimento, pur milionario, rappresenta solo un parziale ristoro per un’esistenza trasformata in una lotta incessante contro la malattia. La storia di Klasnic, l’ex bomber della Croazia e del Werder, rimane un esempio toccante di resilienza e un monito potente sull’importanza della vigilanza medica e della tutela della salute nel feroce e spesso spietato mondo dello sport professionistico. La sua testimonianza continua a lasciare un segno profondo, ben più significativo di qualsiasi gol abbia mai segnato.

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