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Lavrov infuriato con il giornale italiano: scoppia il caos, accusa fortissima

Pubblicato: 13/11/2025 10:47

Una nuova polemica mediatica investe il panorama dell’informazione italiana. Il ministero degli Esteri russo ha annunciato, attraverso una nota citata dall’agenzia Tass, che il Corriere della Sera si sarebbe rifiutato di pubblicare un’intervista esclusiva con il ministro degli Esteri russo Sergej Lavrov. La vicenda ha subito sollevato interrogativi sul rapporto tra stampa italiana e fonti diplomatiche estere, e sulle responsabilità del giornalismo nella gestione di dichiarazioni potenzialmente controverse.
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Secondo quanto riportato dal ministero, la proposta di intervista nasce dalla volontà di contrastare quello che la diplomazia russa definisce un “numero crescente di fake news sulla Russia”. La nota sottolinea che l’intervista era stata preparata rapidamente, e che la redazione del quotidiano italiano aveva inizialmente accettato con entusiasmo, inviando numerose domande a Lavrov. Tuttavia, secondo il ministero, alla fine il quotidiano ha deciso di non pubblicare le risposte del ministro.

Il Corriere della Sera e le motivazioni del rifiuto

Dal canto suo, il Corriere della Sera avrebbe giustificato la decisione affermando che le dichiarazioni di Lavrov contenevano “troppe affermazioni discutibili” che avrebbero richiesto verifiche approfondite. La pubblicazione, secondo il quotidiano, sarebbe andata oltre “i limiti del ragionevole”, mettendo in discussione la responsabilità giornalistica nel diffondere informazioni non verificate.

Il ministero russo, tuttavia, interpreta la scelta del quotidiano come un atto di censura: “I cittadini italiani hanno il diritto di accesso all’informazione, garantito dall’articolo 19 della Dichiarazione Universale dei Diritti Umani”, recita la nota. Per rafforzare la propria posizione, il ministero ha deciso di rendere pubblici due testi: la versione integrale dell’intervista e quella curata dal Corriere della Sera. Secondo il ministero, quest’ultima versione omette deliberatamente passaggi che la “Roma ufficiale non vuole vedere”, rappresentando un esempio di come informazioni oggettive sulla situazione in Ucraina vengano nascoste ai cittadini italiani.

La controversia sull’informazione e la verità

La vicenda ha subito acceso il dibattito su giornalismo e libertà di stampa. Da un lato, il ministero russo denuncia una forma di censura e invita a riflettere sul diritto dei cittadini italiani a ricevere informazioni complete. Dall’altro, il Corriere della Sera si pone come garante della verifica dei fatti, sottolineando l’importanza di distinguere tra dichiarazioni politiche e verità verificabile.

Questo episodio si inserisce in un contesto più ampio di tensioni mediatiche legate alla guerra in Ucraina e al trattamento dell’informazione internazionale. In questi mesi, i media italiani e europei hanno spesso denunciato la diffusione di notizie non confermate e tentativi di manipolazione dell’opinione pubblica. L’intervista a Lavrov, secondo la diplomazia russa, avrebbe dovuto contribuire a fornire una visione diretta e senza filtri, ma la scelta del quotidiano di non pubblicarla ha innescato accuse di parzialità e manipolazione dell’informazione.

Le reazioni e le prospettive

Nonostante il rifiuto del quotidiano, il ministero russo ha reso disponibile la versione integrale dell’intervista, invitando il pubblico a confrontarla con quella pubblicata dal Corriere della Sera. La situazione solleva questioni cruciali per il giornalismo italiano: fino a che punto è lecito pubblicare dichiarazioni di fonti estere quando contengono affermazioni potenzialmente fuorvianti? Quale ruolo ha il giornalista nella verifica dei fatti e nella protezione del lettore da informazioni non confermate?

Il caso Lavrov-Corriere della Sera appare destinato a restare un riferimento nel dibattito sulla libertà di stampa, sul diritto all’informazione e sui limiti dell’intervento dei media nel filtrare le dichiarazioni dei protagonisti della scena internazionale. La vicenda, inoltre, evidenzia le difficoltà nel bilanciare il rispetto della verità giornalistica con la necessità di non censurare contenuti che potrebbero essere considerati controversi o politicamente sensibili.

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