
Una mattinata di mobilitazione intensa ha visto protagonisti i lavoratori ex Ilva, affiancati dai colleghi di Ansaldo e Fincantieri, scesi nuovamente in piazza per difendere il proprio futuro occupazionale. La protesta, iniziata con un’assemblea, si è trasformata in un corteo determinato che ha attraversato le principali arterie di Genova fino a puntare verso l’aeroporto Cristoforo Colombo, simbolo scelto per dare massima visibilità alla vertenza industriale.
Dalla fabbrica alle rampe dell’aeroporto
Alle 9.00, dopo il confronto interno, i lavoratori hanno dato vita a un nuovo corteo, aperto dallo striscione “Genova lotta per l’industria”. La manifestazione si è diretta verso l’aeroporto, accompagnata dalla presenza compatta delle rappresentanze sindacali e dei lavoratori di altri siti strategici. Poco dopo, alle 9.45, la colonna è stata raggiunta in via Cornigliano dai lavoratori di Ansaldo in sciopero, unendo così due mobilitazioni in un’unica voce collettiva. La direzione è diventata quindi Sestri Ponente, sempre più vicina all’obiettivo finale.
L’avanzata verso gli ingressi del Cristoforo Colombo
La tensione, pur alta, è rimasta sotto controllo. Alle 10.15, dopo aver compattato ulteriormente il corteo, i manifestanti hanno imboccato le rampe che conducono all’aeroporto. L’ingresso nello scalo è avvenuto intorno alle 10.45: circa 300 lavoratori hanno fatto irruzione nell’area, portando con sé anche una ruspa prelevata dallo stabilimento e parcheggiandola simbolicamente davanti agli ingressi pedonali. Una mossa destinata a diventare l’immagine della giornata, forte nella forma ma priva di scontri. Le forze dell’ordine, pur presenti, non si sono mostrate visibili e non si sono registrate tensioni.
La denuncia dei sindacati e la sfida al Governo
Davanti ai lavoratori, al megafono, è intervenuto Armando Palombo della Fiom Cgil, che ha scandito parole dure rivolte all’esecutivo: «Non è il momento delle passerelle, l’avete capito. Oggi sfidiamo il Governo». Palombo ha accusato l’esecutivo di portare alla chiusura l’industria siderurgica, precisando che la mobilitazione non intende più accettare “corsi finti” o misure considerate palliative. «È chiaro? Noi siamo per il lavoro. Il messaggio che mandiamo a livello nazionale è che vogliamo difendere l’industria», ha ribadito con forza. E ancora: «Il Governo non può far finta di niente. Il Ministro non può far finta di niente e la Presidente del Consiglio non può far finta di niente. Perché altrimenti noi radicalizziamo».
Una città in marcia per la sua industria
La manifestazione verso l’aeroporto rappresenta una delle proteste più significative degli ultimi mesi, un gesto che mette insieme rabbia, determinazione e un bisogno urgente di risposte concrete. Genova, ancora una volta, scende in strada per difendere il lavoro e il tessuto industriale che la caratterizza da decenni.


