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Le urla, il bimbo portato via senza scarpe: l’orrore dietro al nuovo caso di famiglia nel bosco

Pubblicato: 02/12/2025 18:50

Il dibattito sulla giustezza e liceità dell’educazione parentale e delle scelte di vita alternative, scaturito dal caso della famiglia che viveva nel bosco di Palmoli (Chieti), composta da Nathan, Catherine e i loro tre bambini, si arricchisce di una nuova e complessa vicenda.

Mentre l’opinione pubblica continua a interrogarsi sulle condizioni igieniche, l’istruzione e la gestione di quel primo caso — tra slogan politici, critiche e lodi — emerge una storia simile, sebbene meno mediatizzata, avvenuta in Toscana. A Caprese Michelangelo, in provincia di Arezzo, due bambini di quattro e otto anni sono stati allontanati dai genitori. Il resoconto, pubblicato dal quotidiano La Verità, getta luce su una vicenda delicata che solleva interrogativi sull’intervento delle autorità in contesti familiari non convenzionali.

L’intervento drammatico delle forze dell’ordine

La vicenda che ha coinvolto la coppia e i loro due figli, di quattro e otto anni, ha raggiunto il suo apice con un intervento congiunto e ritenuto da alcuni sproporzionato. L’operazione, avvenuta lo scorso 16 ottobre attorno alle ore 11, ha visto la partecipazione di carabinieri, assistenti sociali e personale appositamente inviato dal Tribunale per i minorenni di Firenze. La Verità ha riportato dettagli che evidenziano la drammaticità della scena: il bambino più piccolo, in pigiama e addirittura senza scarpe, sarebbe stato portato via in braccio mentre gridava disperatamente chiedendo aiuto. A testimoniare la natura dell’intervento vi è la presenza di una decina di agenti in tenuta antisommossa che hanno fatto ingresso nella proprietà della famiglia, solo dopo aver regolarmente notificato ai genitori l’atto giudiziario che ne disponeva l’allontanamento. L’intera sequenza è stata documentata dalle videocamere di sorveglianza in possesso della famiglia, fornendo una prova visiva dell’accaduto e della metodologia impiegata dalle autorità.

La coppia e il rifiuto dell’autorità

I protagonisti di questa seconda vicenda sono Harald, perito elettronico originario di Bolzano, e Nadia, donna di origini bielorusse. La coppia viveva da tempo in un’abitazione situata in una zona isolata e immersa nel bosco. Secondo quanto emerso dalle indagini, i due farebbero parte di un gruppo denominato “Uomo vivo, donna viva“, una comunità o movimento che si distingue per il suo netto rifiuto e la disconoscenza dell’autorità statale e delle sue istituzioni. I genitori hanno denunciato l’azione delle forze dell’ordine come sproporzionata e hanno dichiarato di non avere ricevuto alcuna notizia dei loro bambini per ben quarantasette giorni successivi all’allontanamento forzato. Le loro scelte di vita, che includevano l’abitazione isolata e l’istruzione parentale per i figli, erano al centro della controversia con le istituzioni.

Le motivazioni del Tribunale dei minori

L’allontanamento dei due bambini non è stato un atto arbitrario, ma il risultato di un provvedimento giudiziario formale. Il decreto di allontanamento, che è stato firmato e dunque disposto dal Tribunale per i minorenni di Firenze, ha individuato e segnalato gravi irregolarità nella condotta della coppia. Il punto cruciale delle contestazioni riguarda in particolare la procedura di scuola parentale. Sebbene l’istruzione parentale sia una modalità educativa prevista dalla legge, il decreto ha evidenziato che in questo caso specifico sussistevano delle irregolarità procedurali. A ciò si è aggiunta la mancanza di collaborazione da parte dei genitori nei confronti dei servizi sociali, in particolar modo per quanto concerne i controlli sanitari che sono previsti e obbligatori per legge. La combinazione di queste due problematiche, la mancata iscrizione formale all’istruzione parentale con le verifiche connesse e l’assenza di cooperazione sui controlli medici, ha costituito la base legale per l’intervento del Tribunale.

La sindaca e la scuola non regolare

A confermare che il caso era già noto alle istituzioni locali è stata Marida Brogialdi, la sindaca di Caprese Michelangelo. La prima cittadina ha espresso il suo dispiacere per la situazione, ma ha sottolineato che l’intera operazione è stata disposta e coordinata direttamente dal Tribunale dei minori di Firenze, in collaborazione con le forze dell’ordine dei carabinieri e i servizi sociali del territorio. La sindaca ha precisato di non conoscere personalmente la famiglia in questione, se non per una singola visita del padre in Comune, durante la quale egli avrebbe mantenuto un atteggiamento molto distaccato. Brogialdi ha inoltre fornito un quadro più ampio sul fenomeno della scuola parentale nel suo comune. Ha spiegato che la pratica è diffusa sul territorio, specialmente tra le famiglie straniere che risiedono nei casolari più isolati del bosco. Tuttavia, ha tenuto a precisare che la stragrande maggioranza di queste famiglie procede in modo assolutamente regolare con gli esami annuali previsti dalla normativa. Per quanto riguarda il caso di Harald e Nadia, la sindaca è stata categorica nell’affermare che i due bambini non risultavano iscritti ad alcuna procedura di istruzione parentale e, di conseguenza, non avevano mai sostenuto le verifiche e gli esami di idoneità che sono richiesti obbligatoriamente dalla legge per questa specifica modalità educativa. Tale mancanza di regolarità ha rappresentato uno degli elementi chiave che ha portato all’intervento e all’allontanamento disposto dalle autorità giudiziarie.

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Ultimo Aggiornamento: 02/12/2025 20:08

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