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La verità sulla velocità: cosa sappiamo della notte in cui è morta Sara Marzolino

Pubblicato: 02/12/2025 21:09

Era una notte di maggio come tante, una di quelle in cui la città sembra rallentare il fiato, mentre i lampioni disegnano sull’asfalto traiettorie di luce intermittente. Due ragazze attraversano la strada insieme, parlano, si voltano l’una verso l’altra, complici nella sicurezza inconsapevole della loro giovinezza. Poi, in un attimo, tutto si spezza: un bagliore, un impatto, il rumore secco della violenza che interrompe il ritmo naturale della notte.

A distanza di mesi, la scena sembra ancora sospesa nell’aria, trattenuta nelle immagini delle telecamere che hanno immortalato gli ultimi istanti di Sara Marzolino, 22 anni, attivista. Un secondo prima c’era il passo, lo sguardo verso sinistra, poi quello rivolto all’amica. Un secondo dopo solo buio, metallo, velocità.

Secondo quanto emerge dall’avviso di conclusione delle indagini, l’auto che ha travolto la giovane viaggiava a una velocità ampiamente superiore ai limiti. La guardia giurata alla guida – ora accusata di omicidio stradale aggravato – procedeva inizialmente tra i 105 e i 118 km/h. Solo all’ultimo istante avrebbe rallentato, ma al momento dell’impatto andava ancora tra gli 80 e i 91 km/h, ben oltre i 70 consentiti su quel tratto di via Buozzi.

L’impatto, definito dagli investigatori “violentissimo”, ha scagliato il corpo della giovane per 26 metri, fino a colpire un palo. Il personale del 118 è arrivato in pochi minuti, ma ogni tentativo di salvarla si è rivelato inutile.

Determinanti, nella ricostruzione, sono state le immagini analizzate dall’ingegnere Marco Sartini: mostrano Sara che attraversa, poi si volta verso l’amica che la segue. È l’ultimo gesto. Poi l’auto arriva come un lampo.

Il conducente, difeso dall’avvocato Fabio La Mattina, sostiene di non aver visto la ragazza a causa del semaforo giallo e delle condizioni di visibilità. Ma gli inquirenti non ritengono queste giustificazioni sufficienti: per loro, la velocità eccessiva è stata la causa determinante del disastro.

Sara non c’è più. Restano le immagini, i metri che raccontano l’irreparabile e un’accusa che ora punta a dare un nome e una responsabilità a quella notte spezzata.

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