
La lunga scia di sospetti che avvolge gli appalti della Nato compie un nuovo passo decisivo. Le inchieste sulla corruzione all’interno della Nato Support and Procurement Agency stanno assumendo contorni sempre più netti e preoccupanti, confermando le anticipazioni riportate dal Fatto Quotidiano, che ha seguito da vicino l’evolversi del caso. In un intreccio internazionale che coinvolge società della difesa, ex funzionari, consulenti e magistrature di diversi Paesi, emergono ora nuovi dettagli capaci di scuotere ulteriormente gli equilibri all’interno dell’Alleanza Atlantica.
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Le indagini che travolgono Elbit Systems
Secondo la testata olandese Follow The Money (Ftm), che sta conducendo l’inchiesta insieme a diverse redazioni europee, il colosso israeliano Elbit Systems è stato sospeso dalla Nspa il 31 luglio. La misura riguarda sia i contratti in corso sia la possibilità di partecipare a nuove gare d’appalto. La decisione giunge mentre gli inquirenti stanno cercando di capire l’ampiezza di un sistema corruttivo che avrebbe garantito vantaggi, commesse e trattamenti privilegiati a fronte di tangenti milionarie.
La vicenda ruota attorno a un cittadino italiano di sessant’anni, legato professionalmente a Elbit, destinatario di un mandato di arresto internazionale per il presunto ruolo nella corruzione di membri dell’agenzia. Identificato come Eliau Eluasvili, l’uomo è ritenuto titolare o direttore di una rete di società nel settore della difesa, attive negli Stati Uniti, in Lituania e in Grecia, tutte collegate a consulenze che avrebbero facilitato i rapporti con la Nspa.

La rete internazionale delle tangenti
La Procura federale belga ha confermato che il 30 settembre è stato emesso un mandato di arresto internazionale via Interpol nei confronti di Eliau E. per i reati di corruzione e associazione a delinquere. Secondo gli investigatori, l’uomo sarebbe attualmente latitante, con forti sospetti che possa aver cambiato identità per sfuggire alla cattura. Assieme alla sospensione di Elbit, la Nspa ha bloccato anche contratti con Orion Advanced Systems, una società controllata dal gruppo israeliano.
Fonti interne all’inchiesta spiegano che tra gli appalti congelati figurano forniture di obici su camion, sistemi di artiglieria missilistica mobile, equipaggiamenti di difesa per aerei ed elicotteri militari e detonatori esplosivi. Un colpo durissimo per un’azienda da quasi 7 miliardi di dollari di fatturato, leader nella produzione di droni, carri armati e munizioni militari.
Un’indagine che riguarda sette Paesi
Secondo quanto ricostruito dal Fatto Quotidiano, l’inchiesta sulla corruzione in Nspa è da mesi al centro di numerosi fronti giudiziari. Belgio e Lussemburgo, dove l’agenzia ha sede, conducono le indagini principali. In parallelo, due inchieste avviate negli Stati Uniti sono state archiviate all’improvviso la scorsa estate, sollevando interrogativi sulle possibili interferenze politiche. A maggio, blitz coordinati hanno portato all’arresto di sospettati in sette Paesi, confermando la natura estesa e transnazionale del sistema corruttivo.
Tra le figure centrali appare Guy M., ex funzionario della difesa belga e consulente Nspa, arrestato nel maggio scorso con l’accusa di riciclaggio, corruzione e appartenenza a un’organizzazione criminale. Secondo gli inquirenti avrebbe gestito 1,9 milioni di euro in tangenti. Dopo sei mesi in custodia cautelare, è stato rilasciato con braccialetto elettronico.

Collegamenti e incroci ad alto rischio
Persone vicine alle indagini hanno riferito che Eliau E. sarebbe stato in stretto contatto con Guy M., un rapporto facilitato dal turco Ismail Terlemez, un altro ex dipendente Nspa oggi ai vertici della società di difesa Arca. Anche Terlemez è stato arrestato a maggio, ma la sua estradizione negli Stati Uniti è decaduta dopo l’improvvisa chiusura dell’indagine americana. Il quadro, già complesso, pone interrogativi sulle possibili pressioni esterne che potrebbero aver influito nella gestione delle inchieste.
Un sistema che scuote la credibilità dell’Alleanza
La sospensione di Elbit, uno dei principali fornitori della Nato, rappresenta un segnale forte che mette in discussione la trasparenza dei processi di approvvigionamento dell’agenzia. L’azienda, interpellata, ha dichiarato di non poter commentare le accuse. Nel frattempo, l’inchiesta prosegue, e con essa la possibilità che emergano nuovi dettagli capaci di ampliare ulteriormente la portata del caso.
Il Fatto Quotidiano, che ha seguito fin dall’inizio la vicenda, conferma così una storia che potrebbe rivelarsi una delle più delicate e complesse degli ultimi anni per l’Alleanza Atlantica. Una storia fatta di appalti, consulenze, tangenti e relazioni internazionali che mettono alla prova la credibilità di un intero sistema.


