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Fisco, come funziona il redditometro per monitorare le auto e immobili

Pubblicato: 10/09/2020 10:27

Nulla sfugge all’occhio lungo del Fisco: il redditometro controlla tutto, anche la tua auto. Il redditometro misura la compatibilità tra il reddito dichiarato dal contribuente e le spese sostenute nell’anno d’imposta. Se le spese superano il 20% del reddito ecco che scatta l’allarme e il controllo da parte dell’Agenzia delle Entrate. Vale per beni mobili (come l’auto) e immobili (come la casa).

Come si regola il Fisco e quando scatta l’allarme?

L’Agenzia delle Entrate, con il sistema del redditometro, sfrutta determinati coefficienti ministeriali (moltiplicatori) da applicare ai valori di un bene. Ad esempio, conoscendo cavalli fiscali, potenza, anno, vetustà e quota di disponibilità di un’automobile, calcola un presunto reddito.

Fisco: redditometro e monitoraggio di auto e beni immobili

Il veicolo che acquisti rivela informazioni sul tuo reddito, indizi che, una volta inseriti nelle banche dati dell’Agenzia delle Entrate, potrebbero far scattare i controlli da parte del Fisco. Succede, in particolare, in caso di acquisto di case, altri immobili e veicoli a motore (ritenuti beni di lusso). Non si tratta solo del prezzo di acquisto ma anche delle spese per mantenere l’auto (o la moto): bollo, assicurazione, manutenzione, revisione, carburante, garage. Se il reddito dichiarato non coincide con le spese sostenute per l’acquisto dell’auto, il Fisco si prepara ad intervenire per effettuare i dovuti controlli. Come?

L’ufficio delle imposte invia al contribuente ‘sospetto’ un questionario invitandolo a chiarire la propria posizione. La richiesta di informazioni può avvenire anche presso gli uffici del fisco che richiederà documentazione, elementi giustificativi per evitare un’eventuale causa.

Come funziona il redditometro

Il meccanismo del redditometro è più semplice di quanto tu possa immaginare.

Quando acquisti un’auto, il Pra (Pubblico registro automobilistico) viene aggiornato. E’ collegato con l’Anagrafe tributaria, archivio a sua volta collegato con l’Agenzia delle Entrate. Quest’ultima verrà subito aggiornata sulla spesa che hai sostenuto per acquistare il veicolo.

A quel punto, il redditometro (un software) misurerà la compatibilità fra reddito denunciato e spese sostenute nell’anno d’imposta. Se i costi superano il 20% del reddito denunciato (in pratica, un’auto che non potresti permetterti) scatta l’accertamento ma non subito. L’Agenzia delle Entrate ti dà la possibilità di giustificare i costi, i soldi in più spesi rispetto a quanto dichiarato.

Ti abbiamo già spiegato l’utilizzo dei cosiddetti moltiplicatori (coefficienti ministeriali) che, in base a certi dati dell’auto, individuano un reddito presunto.

Attualmente, però, il redditometro è in stand by perché i coefficienti devono essere aggiornati. L’ultimo anno accertabile è il 2015.

Cosa dimostrare in caso di contraddittorio preventivo

Il contribuente può dimostrare di beneficiare di altri redditi come quello del padre convivente o della moglie che lavora: redditi grazie a cui può acquistare o mantenere la propria auto.

Un altro modo per giustificare l’acquisto del veicolo è dimostrare di aver ricevuto un’eredità o donazione oppure di aver venduto un immobile. I redditi extra devono poter coprire, ovviamente, la spesa e bisogna dimostrare concretamente ciò che si afferma per giustificare l’acquisto.

In fase di ‘contraddittorio preventivo‘ (procedura grazie a cui si può evitare di andare dal giudice), il contribuente mostrerà la copia dell’assegno non trasferibile ricevuto (in caso di donazione) o la documentazione della banca che attesti l’avvenuto bonifico. Se parte dei soldi provengono dalla vendita della macchina usata, il contribuente potrà mostrare il documento di trasferimento di proprietà o il bonifico eseguito dall’acquirente.

Bisognerà giustificare anche un eventuale superbollo (per auto di lusso). Con il superbollo il Fisco usa la lente di ingrandimento.