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Il Covid ha cagionato il ritardo digitale alle imprese romagnole

Pubblicato: 18/10/2020 15:45

La crisi post pandemia da Covid-19 ha allargato il divario dovuto al ritardo digitale delle filiere industriali in Emilia Romagna.

Ha eroso oltre il 5,4% del fatturato dell’industria romagnola (percentuale che a Rimini raddoppia). Ne risentono particolarmente i settori del turismo e della moda.

Nonostante tutto, l’Emilia Romagna conosce a livello pratico il significato del termine resilienza e della cooperazione.

In occasione della 4° edizione di Fattore R, forum dell’economia romagnola organizzato da Cesena Fiera, EY, Bper Banca e Confindustria Romagna, la voglia di riscatto e di condividere piani di rilancio e investimento a medio-lungo termine non sono mancati.

Ha partecipato all’evento anche l’economista premio Nobel Joseph Stiglitz.

La crisi Covid-19 infierisce sul ritardo digitale romagnolo

Il ritardo digitale romagnolo non è, di certo, assoluto. Esistono delle discrepanze.

Grazie a Ravenna, Forlì-Cesena e Rimini, la Romagna è in testa per quel che riguarda l‘IoT (Internet of Things) in termini di digitalizzazione delle infrastrutture energetiche, di trasporto, ambientali.

Risulta, però, un po’ penalizzata per quel che riguarda le infrastrutture digitali e relative alla connettività (5G, fibra ottica).

Gli investimenti relativi alle utilities sono piuttosto avanzati: si dovrebbe iniziare da questo settore per avviare concreti cambiamenti nel digitale.

Secondo i dati del Digital Infrastructure Index di EY, Rimini spicca nel settore dei Macchinari industriali, Turismo e Fashion&Luxury, ma si trova al 76° posto nella classifica italiana per connettività fissa e mobile ed al 23° posto per le reti IoT. Dal canto suo, Ravenna, che spicca nei settori Tecnologie industriali, Agrifood e Retail, si posiziona rispettivamente al  34° e 17° posto.

Forlì-Cesena emerge nei settori Infrastrutture e Agroalimentare: si posiziona al 5° posto per le Reti IoT-Sensoristica ma è al 90° posto per Connettività fissa e mobile.

Tutti questi dati pubblicati dal Sole24ore sono stati resi noti da Alberto Rosa, partner EY, responsabile per l’Emilia-Romagna.

Analisi sulla competitività territoriale: la ricerca di EY

Il cuore dell’evento Fattore R, organizzato alla fiera di Cesena, è stato lo studio di EY, la ricerca ed analisi sulla competitività territoriale.

Tale ricerca, basata su 30 indicatori, ha esaminato 17 filiere produttive su 107 province italiane. Vale a dire un numero complessivo di 100.000 aziende con un fatturato di oltre 2 milioni.

L’obiettivo della ricerca è comprendere come cambia la produttività del sistema romagnolo e qual è l’impatto dell’emergenza sanitaria innescata dal Coronavirus.

Dalla ricerca emergono chiaramente i gap associati alle infrastrutture tanto fisiche quanto digitali. Handicap che penalizzano l’Emilia Romagna. Sta pagando di più rispetto alla media regionale (-5%) e nazionale (-4,5%) a causa degli effetti della pandemia.

L’intervento dell’economista premio Nobel Joseph Stiglitz

Nonostante le classifiche e gli effetti della crisi Covid, il premio Nobel Stiglitz apprezza la resilienza romagnola.

C’è un tessuto di piccole e medie imprese che per sopravvivere devono trovare un sistema di cooperazione tra produttori e il sostegno del governo. I mercati da soli non sono la soluzione e l’Emilia Romagna è più pronta di altri territori a contrastare le disuguaglianze” ha affermato Stiglitz.

L’Emilia Romagna ha una predisposizione nel creare una prosperità condivisa per l’economia. In fondo, l’economia del futuro si basa sull’investimento nella ricerca, infrastrutture, tecnologie, qualità.

Le parole di Paolo Maggioli, presidente di Confindustria Romagna, testimoniano la resilienza romagnola:

E’ il momento di riorganizzarsi pensando a un nuovo modello sociale ed economico che valorizzi le competenze e premi il valore, in un’ottica di responsabilità sociale” che coinvolga tutti gli attori, pubblici e privati.