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La Cina sferra un duro colpo: tutte le transazioni effettuate in Bitcoin e le altre crypto sono “illegali”

Pubblicato: 29/09/2021 13:00

C’è sicuramente la Cina nel destino del Bitcoin, almeno nelle ultime settimane e per quanto riguarda gli ultimi avvenimenti che hanno interessato la crypto più famosa al Mondo.

Il ban del governo cinese alle attività di mining prima e di transazioni poi hanno inferto un duro colpo all’asset digitale creato da Satoshi Nakamoto, che galleggia oltre 40.000 dollari, senza sfondare il tetto dei 60.000, come invece auspicato nelle scorse settimane da diversi analisti.

La Cina banna le Crypto

A dire il vero, dopo il calo iniziale, si è visto poco in termini di reazione istintiva da parte dei trader dopo questa notizia dalla Cina. Venerdì scorso, infatti, la Banca Centrale cinese – la People’s Bank of China – ha annunciato che tutte le transazioni effettuate con criptovalute nel Paese saranno considerate illegali. Questa notizia segue la recente crisi di Evergrande dell’inizio della scorsa settimana (su cui torneremo più avanti) che ha fatto crollare il mercato, che si è parzialmente ripreso prima dell’uscita del ban da parte della PBoC. Secondo alcuni esperti, altre banche centrali potrebbero utilizzare presto gli stessi toni forti usati dall’istituzione bancaria di Pechino.

Come sottolinea Freddie Williams, sales trader di GlobalBlock, “l’indice Fear & Greed ci dice che siamo in uno stato di paura, che potrebbe vedere una vendita temporanea, ma tutto ciò è dovuto alla situazione cinese. L’attuale tasso di adozione della paura sui mercati al momento è significativo e questo è positivo solo per le criptovalute”.

“Lo abbiamo già visto anche dalla Cina, dove nel corso degli anni sono state riportate notizie di diversi divieti alle crypto, ma ciò non ha impedito all’adozione di Bitcoin e delle risorse digitali di continuare la loro tendenza al rialzo”.

Questa volta è diverso: la Cina fa sul serio

È vero, non è la prima volta che la Cina manifesta il suo disappunto verso le criptovalute ma il ban di venerdì scorso è di certo il primo vero atto concreto contro gli asset digitali dopo il divieto a effettuare mining della scorsa primavera.

Questo evento sta avendo un effetto ribassista sul Bitcoin ma, secondo un docente universitario, sarà interessante vedere gli sviluppi a lungo termine.

“Il divieto della Cina verso tutte le attività di trading di criptovalute avrà un impatto a breve termine sulla valutazione degli asset digitali ma è probabile che le implicazioni a lungo termine siano smorzate. Ad esempio, mentre i trader al dettaglio in Cina potrebbero non essere più in grado di accedere a piattaforme di scambio online che ora sono illegali, i fondi crittografici potrebbero essere in grado di spostare la gestione dei loro fondi offshore. Questo divieto comporterà la migrazione di opportunità di investimento in criptovalute verso altri hub in Asia, dopo il lancio di Singapore dell’exchange di valuta digitale DBS all’inizio di questo mese”, ha commentato Ganesh Viswanath Natraj, Assistant Professor of Finance presso la Warwick Business School.

“Anche i motivi del divieto alle criptovalute non sono chiari. Strategicamente, il progetto pilota della People’s Bank of China per l’emissione di una valuta digitale dovrà affrontare minacce di concorrenza da parte del mercato privato delle criptovalute. Forzando un divieto, sta garantendo un’adozione significativa della valuta digitale della banca centrale”, ha aggiunto il docente.

“Un altro potenziale motivo risiede nella tracciabilità. Il divieto alle criptovalute private e l’emissione di una valuta digitale pubblica renderanno più facile per il governo tracciare i pagamenti e reprimere le attività illecite”.

Anche Evergrande in Cina colpisce il Bitcoin

La scorsa settimana, i mercati sono calati notevolmente dopo che Evergrande, un colosso cinese dell’immobiliare – e non solo – non ha rispettato le scadenze in relazione ai pagamenti delle cedole su alcuni bond.

Il crollo dei mercati azionari si è riversato – per alcuni inspiegabilmente – anche sulle cryptocurrencies, pesando notevolmente sull’andamento di molte di esse, incluso il Bitcoin.

Il trader Jonas Luethy ha commentato: “Dopo una settimana moderatamente rialzista, il mercato ha preso una brusca svolta al ribasso e il Bitcoin è sceso di quasi 2.000 dollari nel giro di poche ore, seguito dal resto del mercato. Dopo aver chiuso sopra i 47.000 dollari due sabati fa, il Bitcoin ha superato la media mobile di 50 giorni, venendo scambiato appena sotto i 45.000 dollari. Alcuni hanno attribuito l’improvviso calo all’attuale situazione di Evergrande in Cina, che ha già causato disordini nei mercati tradizionali”.

Essendo però la natura stessa delle crypto contro i mercati tradizionali, perché il crollo di Evergrande ha colpito anche le valute digitali? Secondo diversi analisti, perché la decisione di governo e banca centrale cinese di vietare le crypto sia legato direttamente a Evergrande: “Perché Pechino sa benissimo che le criptovalute solo un modo fantastico per far fuggire i capitali spaventati dal Paese. Bloccando le criptovalute, il governo ha eretto una sorta di impenetrabile muraglia cinese contro la fuga dei capitali. Ed Ecco svelato il mistero. Quanto più i governi devono le fughe di capitali tanto più faranno la guerra alle crypto e questo è bene ricordarlo per il futuro”, ricorda l’analista Salvatore Dimaggio.

Overview nel mondo delle Crypto


El Salvador ha approfittato del calo dei prezzi, aggiungendo altri 150 bitcoin alle sue partecipazioni che ora ammontano a 700 unità. Il presidente Bukele ha affermato che “non potranno mai batterti se compri quando cala” e che questo era “un consiglio presidenziale”. El Salvador ora vanta oltre 200 bancomat bitcoin e i cittadini stranieri possono ora acquistare la cittadinanza per 3 bitcoin. Il consulente legale del presidente ha anche suggerito che i cittadini stranieri non dovrebbero pagare le tasse sui profitti relativi ai bitcoin, sebbene i dettagli rimangano vaghi.

Sul fronte del trading, la più nota piattaforma di scambi di cryptocurrencies, Binance, è finita sotto inchiesta dalla Commodity Futures Trading Commission statunitense per possibile insider trading e manipolazione del mercato. Un pezzo di Bloomberg suggerisce che la piattaforma non sia stata ancora completamente accusata di alcun illecito e non è ancora noto se seguirà un’azione legale mentre un portavoce di Binance ha riaffermato la politica di tolleranza zero in vigore presso l’azienda, indicando pesanti ripercussioni nel caso in cui i dipendenti venissero scoperti a compiere eventuali illeciti. Ad ogni modo, il Dipartimento della Giustizia degli USA e l’IRS stanno esaminando se Binance sia stata utilizzata per il riciclaggio di denaro in passato mentre i regolatori reprimevano ulteriormente la piattaforma.

L’altro grosso nome delle piattaforme di scambi di valuta digitale, la quotata Coinbase, ha firmato un accordo con l’Immigration and Customs Enforcement degli Stati Uniti che consentirebbe all’agenzia di utilizzare lo strumento di analisi di Coinbase per scopi non divulgati. Il CEO della società, Brian Armstrong, è stato preso di mira da molti membri della comunità crypto che hanno sostenuto che lavorare con le agenzie governative va direttamente contro uno dei principi fondamentali delle criptovalute, ovvero la privacy. Anche altre agenzie come DEA e IRS hanno mostrato vivo interesse per lo strumento di analisi per altre operazioni

Infine, Celsius è ora presa di mira dai regolatori statali di New York, Texas e New Jersey con l’accusa di non aver rispettato le leggi locali sui titoli. Il CEO, Alex Mashinsky, ha risposto subito affermando che la società non è d’accordo con le accuse e che continua a cercare di operare a livello globale nel pieno rispetto della legge.